“C’era poi il collaborazionismo di tipo capitalistico che aveva nei gruppi di armatori e assicuratori giuliani dell’Unione degli industriali della provincia di Trieste (Augusto Cosulich presidente, Bruno Coceani vicepresidente) la sua più autorevole rappresentanza, e nel quotidiano triestino “Il Piccolo” il suo portavoce. Pur volendo distinguersi dai metodi e dalla mentalità del fascismo sanguinario e plebeo (della cui violenza i capitalisti giuliani si erano peraltro serviti nel primo dopoguerra per distruggere i partiti democratici ed il movimento operaio e che non avevano levato alcuna protesta ufficiale od ufficiosa contro le infamie dell’ispettorato prima dell’armistizio), questo collaborazionismo fornì all’occupatore alcuni dei quadri più noti della classe dirigente locale sulla base di un rapporto di vassallaggio “qualificato”. Un servizio che fu di notevole giovamento ai nazisti sotto il profilo politico, amministrativo specie nella particolare fase di transizione conseguente al passaggio della regione dall’amministrazione italiana a quella tedesca e che implicava la trasformazione delle preesistenti strutture statali e degli ordinamenti giudiziari e amministrativi. I tedeschi poterono così contare sull’adesione (non importa se con riserva mentale o meno) non solo della grossa borghesia locale ma anche di quella parte dell’alta burocrazia periferica, degli ambienti patriottico-nazionalisti e degli uomini d’ordine che questa borghesia tradizionalmente influenzava, forte del suo prestigio economico risalente all’epoca austriaca e dei suoi rapporti con la Curia triestina anch’essa interessata ad evitare sconvolgimenti sociali e preoccupata del dilagare di un movimento partigiano a prevalenza comunista (67). Ma la scelta filonazista degli industriali giovava anche ai loro interessi economici e di potere in quanto, dopo il crollo dello stato fascista, della cui dirigenza essi avevano fatto parte per vent’anni, e dopo la subitanea dissoluzione della dittatura militare badogliana, la destra capitalistica era rimasta scoperta e pressoché inerme di fronte alla minaccia «slavo-comunista» e perciò bisognosa di una solida protezione di classe che i nazisti appunto, come nuovo “partito dell’ordine”, erano in grado di fornire. La scelta di campo a fianco dei tedeschi compiuta dalla destra economica in modo così tempestivo ed impegnativo derivò inoltre dalla valutazione ottimistica della forza politica e militare germanica che in quel 1943 appariva ad essa ancora in grado di vincere o comunque di costringere i suoi nemici ad una pace di compromesso vantaggiosa per il Reich. In tale prospettiva e tenuto conto che ormai lo stato fascista si era disgregato, solo la Germania avrebbe potuto assicurare un rilancio economico di Trieste, che, come aveva rilevato il podestà Pagnini un anno prima in un suo discorso all’Associazione italo-germanica di cui era autorevole consigliere, «per la sua posizione geografica era la città italiana più vicina alla Germania ed il più grande porto della media Europa» (68)” (pag 112-114) [Giuliano Fogar, Capitolo III, ‘Dalle aggressioni fasciste alla occupazione nazista’, (in) AaVv, ‘Dallo squadrismo fascista alle stragi della risiera. Trieste – Istria – Friuli, 1919-1945, Aned, Trieste, 1974] [(67) Sulle decisioni dell’Unione degli Industriali e le nomine del prefetto e podestà vedi B. Coceani, ‘Mussolini, Hitler, Tito alle porte orientali d’Italia’, Bologna, 1948, pp. 31-36. Per un’analisi critica del collaborazionismo capitalistico vedi C. Schiffrer ‘Trieste nazista’ e ‘Due vie, due costumi’0, in riv. “Trieste” n. 1, 1958 e n. 31, del 1959. Vedi anche G. Fogar, ‘Dall’irredentismo alla resistenza nelle province adriatiche: Gabriele Foschiatti’, Udine, 1966 e T. Sala, ‘La cris finanziaria nel “Litorale Adriatico” (1944-1945)’, Udine, 1962; (68) Discorso inaugurale del cons. C. Pagnini ai soci dell’Associazione italo-germanica’ del 19.1942, in ‘L’Associazione italo-germanica’, Sezione della Venezia Giulia, attività dell’anno XX, Trieste 1942]
Il collaborazionismo confindustriale nell’Italia del nord-est
- Autore dell'articolo:Gianfranco Bozzano
- Articolo pubblicato:5 Giu 2025
- Categoria dell'articolo:ISC NEWS