Maggio 1941. La tesi di R. De Felice è che in Italia si valutassero le grandi possibilità del periodo meglio che in Germania

“Il 4 maggio (1941) Hitler parla al Reichstag per esaltare le vittorie nei Balcani, elogia i combattenti greci «dal cui paese emersero i primi barlumi della bellezza» e attacca personalmente Churchill «miserevole come politico non meno che come soldato e squallido come soldato non meno che come politico». Alla fine del discorso parla da solo con Hess per circa mezz’ora. La sera stessa parte per Gotenhafen, sul Baltico, per ispezionare le due più potenti corazzate tedesche, la Bismarck e la Tirpitz, che devono essere impiegate contro i convogli inglesi. Lo assicurano che sono inaffondabili (in realtà, colpita dopo aver affondata la corazzato inglese Hood, la Bismarck sarà a sua volta affondata il 27 maggio). L’uscita della Bismarck è connessa all’intensificazione dell’offensiva contro l’Inghilterra dall’Atlantico del nord al Medio Oriente, di cui è un aspetto l’attacco aereo su Londra. Esso non è una coincidenza, come non è una coincidenza che l’incontro tra Hitler e Darlan (il vice di Petain, il più anti-inglese tra i capi di Vichy) sia stato programmato al Berghof proprio per l’11 maggio (24); è il più deciso tentativo per indurre la Francia a schierarsi contro l’Inghilterra in un blocco continentale europeo, con importanti ripercussioni nel Medio Oriente, ove è in corso un conflitto tra Gran Bretagna e Irak da quando ai primi d’aprile è tornato al governo l’indipendentista Rashid Alì el Kailani. Germania e Italia si accingono ad aiutare gli irakeni, mentre Rommel è attestato ai confini egiziani. Inglesi e gollisti stanno per invadere la Siria controllata da Vichy, prima che essa diventi una testa di ponte dell’Asse, che sta per occupare Creta e si proietta verso Cipro. È un momento difficilissimo per gli inglesi, il più difficile dopo Dunkerque, come emerge dalla narrazione dello stesso Churchill. In una lettera a Roosevelt del 3 maggio 1941 egli scrive: «Non dobbiamo essere troppo sicuri che la perdita dell’Egitto e del Medio Oriente non avrebbe gravi conseguenze. Peggiorerebbero certamente le condizioni e le difficoltà nell’Atlantico e nel Pacifico. Noi continueremo a batterci, ma la prego di ricordare che l’atteggiamento della Spagna, di Vichy, della Turchia e del Giappone potrebbe essere determinato dal risultato di questo teatro operativo. Non posso condividere l’opinione che la perdita dell’Egitto e del Medio Oriente costituirebbe un semplice preliminare a una guerra cosmica prolungata, coronata dal successo finale. Se tutta l’Europa, la maggior parte dell’Asia e dell’Africa dovessero, o in seguito a conquista o in seguito a un accordo strappato con la forza, diventare parte del sistema dell’Asse, una guerra condotta dalle Isole britanniche, dagli Stati Uniti, dal Canada e dell’Australia contro questa possente organizzazione sarebbe un’impresa ardua, lunga e snervante» (25). Evidentemente il premier esagera le difficoltà della situazione per ottenere un più deciso sostegno americano. Ma si può concordare con Renzo De Felice su «quanto a Londra tra marzo e giugno del 1941 si fosse assillati dalla prospettiva di un collasso di tutto il sistema difensivo mediorientale (che si temeva potesse ripercuotersi sulla situazione indiana)» (26). L’accurata analisi è però svolta in funzione della tesi del grave errore commesso da Hitler nel sottovalutare le grandi possibilità di un decisivo successo dell’Asse in quest’area in quel periodo (27). Qui interessa invece, soprattutto rilevare che Hitler stava intensificando la pressione sulla Gran Bretagna in relazione alla missione di Hess. Probabilmente graduava gli sforzi a seconda della sua valutazione sulle possibilità di successo della missione per possibili notizie che gli pervenivano sui colloqui in corso in Inghilterra. Perciò è importante, nella cronologia, rilevare che i primi aerei tedeschi giungono in Irak il 15 maggio e che alla viglia dell’attacco a Creta (20 maggio) giunge dall’Inghilterra una strana notizia che Goebbels registra così in data 18 maggio. «A Glasgow è stata scoperta un’organizzazione nazionalsocialista. Non è molto grossa, ma comunque interessante come sintomo» (28). Non è sorprendente che si parli di nazionalsocialisti in Iscozia dove è atterrato Hess e che gli inglesi ne diano notizia proprio al culmine dell’interesse per il suo viaggio” (pag 221-223) [Giorgio Galli, ‘HItler e il nazismo magico’, Rizzoli, Milano, 2000] [(24) Per esempio Goebbels annota nel suo diario in data 14 maggio a proposito di Hess: «Doveva capitare proprio adesso, che il Führer ha appena ricevuto l’ammiraglio Darlan ed è in procinto di sferrare il suo attacco contro l’Est» (op. cit., pag 438). (…); (25) Roosevelt-Churchill, Carteggio segreto, Mondadori, Milano, 1977, pag 167 e sgg.; (26) Renzo De Felice, “Arabi e Medio Oriente nella strategia politica e di guerra di Mussolini”, in ‘Storia contemporanea’, dicembre 1986, p. 1288. La tesi di fondo è che in Italia si valutassero le grandi possibilità del periodo meglio che in Germania; (27) Cfr. in proposito l’eccellente saggio di Lucio Ceva a commento del libro di Hillgruber, ‘La strategia militare di Hitler’, il Mediterraneo, e il pensiero ipotetico’, in ‘Storia contemporanea’, dicembre 1987, pag 1513 e sgg; (28) ‘I diari di Goebbels’, cit., pag 446]