L’interventismo del giovane Gramsci

“Aveva già espresso la sua scelta l’anno precedente, in occasione delle prime elezioni a suffragio universale del 1913, e ora si iscrive alla sezione torinese del Psi, spinto soprattutto da motivazioni umanitarie maturate nel pessimismo della sua solitudine di emigrato nella grande città. Manifesta così la volontà di sostituire ai principi ormai anacronistici dell’autonomismo sardo quelli moderni della città, secondo un programma costruito dalla ragione. Il suo primo atto politico è un articolo che appare su “Il grido del popolo”, il 31 ottobre 1914, dal titolo “Neutralità attiva e operante”, un intervento che suscita subito aspri contrasti e polemiche, che verranno ripresi anche in anni successivi. Collegandosi alla posizione favorevole all’interventismo sostenuta da Mussolini, allora direttore dell'”Avanti!”, Gramsci esprime la convinzione che il movimento socialista debba uscire dall’atteggiamento esclusivamente passivo della neutralità, atteggiamento che si è rivelato utilissimo nel primo momento della crisi mondiale, ma che ora si dimostra inadeguato a quanto richiede la gravità della situazione. Inoltre il Psi non può cristallizzarsi in affermazioni “dogmaticamente intransigenti”, bensì deve liberarsi da tutte le incrostazioni borghesi che l’intermezzo della guerra “gli ha appiccicato addosso”. È necessario, cioè, che il proletariato non assista da spettatore alla storia – come vorrebbero i riformisti, mentre i borghesi si rafforzano in previsione dello scontro di classe – ma intervenga attivamente nel processo storico allo scopo di preparare “il massimo di condizioni favorevoli per lo ‘strappo’ definitivo (la rivoluzione)”. Gramsci conclude che Mussolini, nonostante “le sue un po’ disorganiche dichiarazioni” (2), sta interpretando giustamente le funzioni attuali del proletariato. Lo scandalo suscitato dall’articolo non lo sorprende troppo, poiché aveva notato in altre circostanze l’impostazione politica, piuttosto chiusa e dogmatica, della sezione torinese del Psi. Già da qualche mese infatti partecipava assiduamente alle riunioni, rimanendo però in disparte, senza intervenire nelle discussioni. Le sue idee trovavano invece rispondenza in alcuni giovani iscritti, insofferenti come lui di un certo conformismo dei dirigenti della sezione; questi giovani dibattono la prospettiva rivoluzionaria con l’aiuto ideologico e culturale del prof. Cosmo, anch’egli militante del Psi, su posizioni critiche rispetto al riformismo di Turati. Con l’appoggio di quel gruppo di giovani, divenuto solidale per idee e amicizia, Gramsci propone la candidatura dell’intellettuale meridionalista Gaetano Salvemini in sostituzione di un deputato socialista eletto nel IV Collegio di Torino nelle elezioni del 1913 e successivamente deceduto. Salvemini è in quel momento l’esponente radicale più avanzato delle masse contadine del Mezzogiorno, però non è iscritto al partito socialista e sta conducendo una campagna vivace, e in qualche modo pericolosa, non soltanto contro i dirigenti riformisti, ma anche contro il proletariato industriale nel suo complesso” (pag 28-29) [Laurana Lajolo, ‘Gramsci un uomo sconfitto’, Rizzoli, Milano, 1980] [(2) A. Gramsci (S.G.) “Neutralità attiva ed operante”, in ‘Il grido del popolo’, 31 ottobre 1914, in ‘2000 pagine di Gramsci’, Il Saggiatore, Milano, 1964, vol. I, pag 180]