“La principale caratteristica della pace mongola, insieme alla sicurezza delle frontiere, era la prosperità economica, dovuta allo straordinario sviluppo del commercio terrestre e marittimo su scala mondiale. Per la prima volta nella storia, le carovaniere transcontinentali che univano da un lato l’Europa occidentale e centrale all’Estremo Oriente, e dall’altro l’Europa settentrionale dall’Africa, godevano di un’assoluta sicurezza. La grande strada che andava dall’est all’ovest, l’antica «via della seta», aveva due varianti: la via nord che, partendo da Pechino, attraversava la Mongolia, passava per Karakorum attraverso l’alto Orkhon e i monti Tarbagatai, scendeva lungo la valle dell’Ili, costeggiava il lago di Issiq Kul e, attraverso la valle del medio Syr-Dar’ja e la città di Otrar, raggiungeva la regione di Saraj sul basso Volga. A questo punto la carovaniera si biforcava, e mentre un tratto arrivava fino alle colonie genovesi di Tana, sull’estuario del Don, e di Caffa, in Crimea, l’altro costeggiava il mar Nero e risaliva la valla del Danubio. L’altra variante partiva dalla Cina centrale (e precisamente dalla valle del Fiume Giallo), attraversava il Kan Su, seguiva poi il corso del fiume Tarim, passava per le oasi della Kashgaria e, dagli alti valichi dell’Alaj, sboccava in Transoxiana e di là nel Khorasan. Questa via, che passava a sud del Caspio e attraversava le città di Kazvin, Sultaniyya e Tabriz, e che veniva usata soprattutto dalle carovane musulmane, veneziane e armene, si divideva a sua volta in due tronchi, uno dei quali attraversava l’Asia Minore, e finiva al porto di Trebisonda, mentre l’altro, attraverso la Mesopotamia, giungeva fino al Mediterraneo, e ai porti della Piccola Armenia (Cilicia), di fronte a Cipro. Alla via est-ovest, più importante, corrispondeva la via nord-sud, che collegava il Baltico all’Egitto. Fintanto che l’Orda d’oro e il regno di Il-Khan furono in lotta, questa via, che scendeva lungo la valle del Don, finiva a Caffa, donde le flotte marittime, soprattutto genovesi, assicuravano il collegamento con Alessandria. All’inizio del XIV secolo, quando i Khan Toktu dell’Orda d’Oro e Uljan-tu dell’Iran misero fine alla loro guerra fratricida , alla via marittima si aggiunse una via fluviale che, partendo da Novgorod, seguiva il corso del Volga fino ad Astrakan, donde le carovane raggiungevano Tabriz, Bagdad e Il Cairo costeggiando le rive occidentali del Caspio. la Cina, finalmente unificata sotto la dinastia mongola, grazie al commercio terrestre (nord-sud), fluviale (est-ovest) e marittimo (che collegava i porti della Cina con quelli iraniani del golfo Persico), avrebbe conosciuto un periodo di prosperità di cui Marco Polo ci ha lasciato un’ampia testimonianza. La totale libertà di circolazione delle merci e degli uomini spiega lo straordinario sviluppo economico e culturale di tutti i paesi attraversati dalle grandi vie carovaniere. Come scrive René Grousset «per la prima volta nella storia, la Cina, l’Iran e l’Occidente entravano veramente in contatto, ed era questo in fondo il risultato imprevedibile, quanto fecondo per la civiltà, della terribile conquista gengiskhanide». Momento unico nel corso della storia, in cui si potevano trovare colonie di mercanti italiani a Tabriz, Astrakan, Karakorum e Pechino, giunche cinesi nei porti del golfo Persico, mercanti di Novgorod ad Alessandria e a Shiraz, e armeni in tutte le città carovaniere, dal Danubio al Pacifico. Uomini e idee circolavano insieme alle mercanzie. Si poteva infatti viaggiare senza alcun pericolo dall’estremo Occidente europeo fino all’estremo oriente cinese, ed era appunto questo che conferiva all’impero mongolo il suo carattere di straordinario cosmopolitismo” (pag 47-48) [Chantal Lemercier-Quelquejay, ‘La pace mongola’, U. Mursia, Milano, 1971]