“Perché gli Alleati fecero così poco? La domanda venne posta con rinnovata insistenza dopo la Seconda guerra mondiale. Quando l’Olocausto cessò di essere un evento contemporaneo e divenne sempre più un tema di studio e di riflessione, la questione di quel che si sarebbe potuto o dovuto fare per fermarlo emerse con una nuova urgenza. Nel 1979, in un articolo che domandava «Chi deve portare la colpa dell’Olocausto?», Henry L. Feingold sostenne: «Migliaia di ebrei ungheresi e slovacchi avrebbero potuto essere salvati [tra la primavera e l’estate del 1944], se al 15° Air Force americano di stanza in Italia, che stava già bombardando le fabbriche di olio sintetico e gomma che si trovavano a meno d dieci chilometri di distanza dalle camere a gas [di Auschwitz] fosse stato consentito di [bombardare il campo]». Nell’autunno dello stesso anno, inoltre, Auschwitz era ormai facilmente raggiungibile dai bombardieri in picchiata russi. Perché, dunque, il vicesegretario americano alla Guerra John McCloy affermò che attaccare i campi di sterminio sarebbe stata una mossa di «dubbia efficacia»? Perché le autorità sovietiche si rifiutarono di approvare i piani per la distruzione delle linee ferroviarie che portavano centinaia di migliaia di vittime innocenti a morire? «Tutto quello di cui vi era bisogno era una modifica relativamente minore della priorità assegnata al salvataggio degli ebrei». La riluttanza dei vertici alleati a usare la forza militare per interrompere il genocidio nazista produsse «gli atti più orrendi e inumani compiuti da testimoni negli anni dell’Olocausto». Essi continuavano a sembrare imperdonabili (1). (…) Non mancarono comunque, alcune eccezioni al generale accordo sulla strategia della prudenza. La lettera del 24 giugno 1944 che Johan J. Smertenko inviò a Roosevelt a nome dell’ Emergency Committee to Save the Jewish People of Europe era accesa nei toni e intransigente nei contenuti. Smertenko chiedeva che le linee ferroviarie e i ponti che conducevano ai campi di sterminio venissero bombardati e che il governo proclamasse: “Questa azione viene intrapresa per impedire il trasporto degli ebrei dei paesi dell’Asse nei mattatoi di Hitler”. Le incursioni aeree contro le camere a gas “consentirebbero loro l’opportunità di unirsi alle forze della resistenza clandestina, nelle quali possono collaborare ad atti di sabotaggio e alle attività di resistenza”. Infine avrebbe dovuto essere rilasciato un comunicato ufficiale per dire che lo sterminio degli ebrei con il gas sarebbe stato considerato un motivo sufficiente per giustificare una politica di rappresaglia. Anzi, “la minaccia di fare ampio uso dello stesso strumento sulla popolazione tedesca rafforzerà lo scontento dei tedeschi e potrebbe portare a un più rapido tracollo interno del regime hitleriano”. Non vi era traccia di cautela in queste proposte (4). I suggerimenti presentati a Washington in merito al salvataggio degli ebrei europei, però erano molto più moderati” (pag 381-383) [Theodore S. Hamerow, ‘Perché l’Olocausto non fu fermato. Europa e America di fronte all’orrore nazista’, Feltrinelli. Milano, 2010] [(1) Feingold, ‘Who Shall Bear Guilt’, p. 271; (4) Lettera di Johan J. Smertenko a Franklin D. Roosevelt, 24 luglio 1944]