“Avevamo cercato un canale di comunicazione, e questo contava più di tutte quelle sigarette messe insieme, per quanto preziose fossero. Il contatto che quella lettera aveva stabilito era una sfida lanciata contro il male. Provai una gioia immensa. Ora dovevo trovare il modo di consegnare la lettera e le sigarette a Ernst, contrabbandandole all’interno del cantiere della IG Farben. A volte avvenivano delle perquisizioni, ma io fui fortunato. Nel campo le sigarette valevano più dell’oro. Quando io e Hans ci eravamo scambiati di posto, avevamo messo le nostre vite nelle mani dei kapò, e il prezzo perché distogliesse lo sguardo era stato di cinquanta sigarette, venticinque prima, e altrettante a cose fatte. Nella situazione in cui si viveva al campo, quella somma equivaleva a una fortuna, e adesso stavo per consegnarne a Ernst molte di più. Non avevo mai saputo con precisione quale compito svolgesse Ernst nel cantiere, ma riusciva a spostarsi più liberamente di gran parte dei suoi compagni, e sembrava esentato dalle mansioni più faticose che si compivano all’esterno. Pensavo facesse da fattorino e da corriere. Passò del tempo prima che lo rivedessi. Aspettai l’occasione giusta per avvicinarlo, e gli sussurrai di incontrarci in un luogo appartato nel giro di cinque minuti. Arrivò. Controllai che fossimo soli, e poi presi di tasca la lettera di sua sorella. (…)” (pag 193); “È possibile immaginare che qualcuno si sia introdotto volontariamente ad Auschwitz? Eppure nel 1944 un uomo è stato capace di farlo. Denis Avey è un prigioniero di guerra inglese, che durante il giorno è costretto ai lavori forzati insieme ai detenuti ebrei. Gli basta poco per capire quale sia l’orrore che attende quegli uomini, consunti e stravolti, quando la sera fanno rientro al loro campo… Quello che intuisce è atroce, ma Denis vuole vedere con i propri occhi: in un gesto che pare folle, decide di scambiare la sua divisa da militare con gli stracci a righe di un ebreo di nome Hans, ed entrare nell’inferno di Auschwitz. Da quel momento ha inizio la sua lotta per salvare la propria vita e quella di tanti prigionieri ebrei. Una storia scioccante e commovente che, a più di sessant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, Avey ha finalmente trovato la forza di raccontare, per testimoniare, ancora una volta l’orrore dell’Olocausto” (seconda di copertina); “Denis Avey è nato nell’ Essex nel 1919, si è arruolato nel 1939 nell’esercito britannico e ha combattuto nel deserto durante la seconda guerra mondiale. Dopo essere stato catturato, venne trasferito prima in Italia e poi nel campo di prigionia vicino ad Auschwitz III. Alla fine del conflitto, riuscì tra mille peripezie a tornare nel Regno Unito. È stato insignito dall’ex Primo Ministro inglese Gordon Brown, della medaglia d’onore come eroe dell’Olocausto. Grazie a Red Broomby, giornalista della BBC, la storia di Avey è diventata di pubblico dominio prima con un documentario e poi con un libro tradotto in molti paesi”.(quarta di copertina). [Denis Avey con Rob Broomey, ‘Auschwitz. Ero il numero 220543. Una storia vera’, Newton Compton, Roma, 2019].
‘Nel campo le sigarette valevano più dell’oro…’
- Autore dell'articolo:Gianfranco Bozzano
- Articolo pubblicato:24 Gen 2025
- Categoria dell'articolo:ISC NEWS