“L’America entrò in gara spaziale il 31 gennaio 1958, quattro mesi dopo la Russia, con l’«Explorer I» posto in orbita da un razzo lanciato da centro sperimentale missili di Cape Canaveral. Nonostante le sue dimensioni ridotte, da parer quasi fin troppo modeste, all’«Explorer I» dobbiamo una delle più importanti scoperte dell’Anno Geofisico Internazionale (AGI). Con i dati sperimentali pervenuti dal primo satellite americano, si apprese l’esistenza di una fascia di radiazioni di elevata intensità, intorno alla Terra, ad un’altezza di circa 2.000 chilometri, fino allora sconosciuta: è la fascia denominata di Van Allen, un professore della Facoltà di Fisica all’Università di Iowa, ricercatore nel campo delle radiazioni, Ulteriori e preziosi dati sulla fascia di Van Allen furono forniti dall’«Explorer IV» lanciato in orbita il 26 luglio 1958. Inoltre l’«Explorer IV» ha registrato e trasmesso alle stazioni a terra l’intensità della fascia radioattiva artificiale temporaneamente prodotta dagli scienziati americani mediante piccole esplosioni nucleari, ad altissima quota, nell’ambito del progetto «Argus». A questo satellite dobbiamo la conferma dell’esistenza, nelle ragioni polari (dove le linee di forza del campo magnetico si allontanano quasi verticalmente dalla superficie terrestre), di «coni di fuga» sgombri dalle radiazioni e adatti alla partenza delle future astronavi” (pag 355) [Francesco Pannaria, ‘Cose fatte e cose da fare per il viaggio alla Luna’, Nuova Antologia, Roma, n. 1975, Luglio 1965 (pag 353-367]