Il filologo Timpanaro, Spinoza e l”intelligenza’ del bacillo di Koch

“Ogni visione ottimistica della realtà, o, per dir meglio, ogni filosofia che pretenda di giustificare la realtà (che è in fondo lo scopo a cui sempre tende il filosofare) non può non far suo il principio hegeliano della razionalità del reale, cioè dell’identità tra fatto e diritto, tra essere e dover essere. Viceversa, il pessimismo nasce dalla constatazione del contrasto insanabile tra la realtà quale è e quale dovrebbe essere, della inadeguatezza e inadeguabilità del reale al razionale, e quindi della mancanza di una Provvidenza (immanente o trascendente che sia). Un caso particolare della proposizione «Ciò che è reale è razionale» é la proposizione «Chi vince ha ragione», cioè: ogni vincitore reale è anche vincitore razionale. Secondo questa concezione, la vittoria non è mai un fatto violento, ingiustificato, ma è sempre il trionfo di un principio superiore e più comprensivo su uno inferiore e parziale: «vincere» è «superare». Roma, per esempio, non vinse Cartagine perché fu più forte, ma, al contrario, la sua forza materiale non fu che l’aspetto esteriore della sua superiorità spirituale, e fu quest’ultima la vera causa della sua vittoria. Altrimenti, se fosse possibile una vittoria ingiusta, una vittoria di fatto ma non di diritto, cadremmo evidentemente nel pessimismo e nell’irrazionalismo. Roma ebbe ragione contro Cartagine, e perciò la vinse. (…) Matteotti fu ucciso da Dumini, Spinoza dalla tubercolosi polmonare. L’assassino di Spiniza non fu un uomo: fu il bacillo di Koch. Se il bacillo di Koch poté uccidere Spinoza, ciè significa (a meno di non voler ricadere nel pessimismo) che il bacillo di Koch, o meglio, quei determinati bacilli di Koch i quali vissero e agirono nei polmoni di Spinoza, impersonarono una verità superiore a quella di Spinoza, e che in tanto lo uccisero, in quanto lo superarono. Questa conclusione è abbastanza interessante. Finora, lo confesso, io non avevo una stima molto alta del bacillo di Koch come pensatore. Anzi ritenevo – e con me, credo, tutti gli altri – che esseri piccolissimi, unicellulari, piante più che animali, come i bacilli della tubercolosi, non si potesse nemmeno lontanamente parlare di intelligenza, e tanto meno di pensiero di filosofico. E se uno mi avesse chiesto che cosa ne pensavo del bacillo di Koch come filosofo, avrei senza dubbio reputato che il mio interlocutore fosse un pazzo. Ma ora devo modificare questa mia opinione. Abbiamo visto infatti che questi presunti esseri inintelligenti hanno – e non si scherza! – superato Spinoza. E se Spinoza fu, ciò che nessuno vorrà negare, un grandissimo filosofo e un grandissimo uomo, quale stima dovremo avere per chi lo ha superato?” (pag 10-11) [Sebastiano Timpanaro, ‘La morte di Spinoza’ in ”Speciale. Scritti di e su Sebastiano Timpanaro’, Il Ponte, Firenze, n. 10-11, ott.-nov. 2004]