“Per la pratica dello sterminio, la campagna di Russia aprì nuove prospettive. Mutò allora la natura stessa della guerra, che diventava ideologica e razziale; rivolgendosi a 200-250 generali e ufficiali superiori, il 30 marzo 1941 Hitler aveva sviluppato temi come questi: «Lotta tra due opposte concezioni del mondo. Giudizio distruttivo sul bolscevismo. Equiparato a criminalità sociale. Comunismo, pericolo enorme per il futuro… Si tratta di una lotta di annientamento» (18). L’esercito tedesco fu così lanciato in una impresa che mirava a distruggere i contenuti ideologici della potenza nemica, gettando le basi per una dominazione di tipo coloniale. Di nuovo, lottare contro una idea (il comunismo) significava per i nazionalsocialisti annientare delle persone. Lo sterminio non era in questo caso un effetto secondario della guerra, ma un suo necessario complemento. Tra gli obiettivi che, secondo Andreas Hillgruber, caratterizzavano la concezione hitleriana di quella guerra, due meritano di essere qui richiamati: 1. lo sterminio della classe dirigente «giudaico-bolscevica» dell’Unione Sovietica, inclusa la sua presunta radice biologica, costituita dai milioni di ebrei nell’Europa centro-orientale; 2. la decimazione delle popolazioni slave e la loro sottomissione al dominio tedesco. L’attacco all’Unione Sovietica fu sferrato il 22 giugno 1941. In verità, per un breve momento sembrò prevalere il motivo della guerra ideologica; era stato l’impartito in tal senso l’ordine di uccidere i commissari politici dell’esercito sovietico; presto si passò all’individuazione di un bersaglio più vasto, costituito dai comunisti e dagli ebrei con funzioni dirigenti; tra luglio e agosto sopraggiunse infine l’obiettivo razziale di sterminare gli ebrei sovietici in blocco, donne, vecchi e bambini compresi. In questo caso la forma adottata era generalmente quella della fucilazione a cielo aperto (…). Furono impiegati di nuovo per questo le ‘Einsatzgruppen’ alle spalle dell’esercito che avanzava. Comprendevano circa 3.000 uomini in tutto; in tempi successivi, furono affiancati da altre forze: Waffen SS, battaglioni di polizia; così gli uomini impegnati nelle retrovie a eliminare presenze sgradite salirono di numero fino a diventare 300.000 nel gennaio 1943. Quanto al numero delle vittime, esistono valutazioni discordanti: un ordine di grandezza può servire a dare un’idea: in base ai dati raccolti da Hilberg, 900.000 rappresenta una cifra sicura (e minima)” (pag 219-220) [Giovanni Carpinelli, ‘Il volto oscuro della modernità. Esperienze totalitarie e stermini’, Libreria Stampatori, Torino, 2001] [(18) A. Hillgruber, ‘Storia della II guerra mondiale’, Roma Bari, Laterza; 1995, p. 80]
La brutalizzazione della guerra in Europa Orientale
- Autore dell'articolo:Gianfranco Bozzano
- Articolo pubblicato:17 Gen 2025
- Categoria dell'articolo:ISC NEWS