Il ‘Lend-Lease’ e i Warburg americani in guerra

“Per allontanare dall’America il pericolo della guerra, l’11 marzo Roosevelt decide di aumentare concretamente gli aiuti all’Inghilterra e fa votare dal Congresso il Lend-Lease Act. L’idea era venuta prima a Jean Monnet, che è stato senz’altro con Siegmund Warburg uno fra gli uomini più influenti di questo secolo. È una novità: poiché non si può dare in prestito, si affitta. Mentre prima, per diciotto mesi, non è sopravvissuta che grazie alla vendita dei suoi titoli, l’Inghilterra ottiene ora dei quasi prestiti e anche delle offerte di comprare armi e materiali in America. Ma prima che il Lend-Lease (prestito-affitto) venga applicato si svolgono delle trattative fra Londra e Washington sulle sue modalità. Lord Keynes le negozia per l’Inghilterra. Il Congresso esige che prima della sua applicazione del Lend-Lease Act tutti i beni britannici negli Stati Uniti siano considerati come pegni a garanzia di questi nuovi prestiti e che tutti i prestiti precedenti vengano saldati (ammontano a settecento milioni di dollari, prima dell’entrata in vigore del nuovo piano). In maggio Morgenthau suggerisce a Keynes di chiedere un prestito americano di quattrocento milioni di dollari per rimborsare i prestiti inglesi precedenti. Immaginando un probabile rifiuto del Congresso, Keynes propose invece che tale prestito sia accordato non dallo stato americano, ma dalla Reconstruction Finance Corporaion (RFC), creata prima del New Deal. Il 10 giugno, pe rendere effettiva tale operazione, una legge decide l’aumento delle risorse della RFC e autorizza a concedere prestiti a governi stranieri, senza precisare quali. Così potrà prestare, senza troppa pubblicità, quattrocentoventicinque milioni di dollari per quindici anni al Tesoro inglese avendo come garanzia i beni inglesi negli Stati Uniti. Le condizioni d’uso dei beni ricevuti con questo accordo si discuteranno in seguito. (…) Tutti questi negoziati sono molto difficili. Le comunicazioni fra Londra e Washington sono molto lente…” [Jacques Attali, Il banchiere dei banchieri. Un uomo d’influenza Sir Siegmund Warburg, Sperling e Kupfer, Milano, 1987] (pag 226)

I Warburg americani in guerra.
“Il 7 dicembre 1941, Pearl Harbor non è una sorpresa per tutti. A Londra l’entrata in guerra degli Stati Uniti è accolta con sollievo e con ironia: è troppo tempo che la si aspetta. A New York i banchieri specializzati nell’investimento, Morgan, Kuhn Loeb, Dillon Read, che il New Deal ha allontanato dagli affari pubblici, vi ritornano in forza per finanziare l’economia di guerra. Il governo americano distribuisce centosettantacinque miliardi di dollari di contratti militari e il complesso militar-industriale si sviluppa attorno alle banche. La RFC finanzia il Land-Lease per tutta l’economia americana e vi spende cinquantacinque miliardi di dollari. A quell’epoca in America molti ritengono, un po’ semplicisticamente, che i sei gruppi finanziari che controllano la maggior parte dell’economia industriale americana impegnata per la guerra siano: il gruppo Du Pont (General Motors, Du Pont, US Rubber), il gruppo Mellon (Gulf Oil, Westinghouse), il gruppo Morgan (United States Steel, General Electric, Kennecott Copper, ATT), il gruppo Rockefeller (Standard Oil, Chase National Bank), il gruppo Kuhn Loeb (tutti i servizi pubblici) e il gruppo Boston (United Fruit, First National Bank di Boston). In effetti non si è molto lontani dalla realtà. A quel tempo l’impiego del capitale americano non è privo di ambivalenze e i suoi legami con la Germania rimangono importanti: ancora nel 1942 alcuni americani, insieme con francesi e tedeschi, creeranno a Vichy un sindacato di banche per operare nell’Europa occupata, con il nome di Société de Crédit Intercontinental. Vi fanno parte la Banca d’Indocina, la banca Schneider, il Sindacato degli assicuratori, la Deutsche Kreditbank e le filiali francesi della Ford e della IBM. Ma l’America interviene presto a chiarire la situazione e l’associazione si scioglie rapidamente. I Warburg americani, che hanno molto meno potere dei loro antenati, si arruolano in massa nell’esercito: mentre Max riscrive il suo diario sotto forma di memorie (di cui la famiglia impedirà la pubblicazione), Frederick si arruola in Marina, Erik diventa uno dei rari ufficiali americani nati in Germania ed è luogotenente-colonnello nel dipartimento informazioni durante la campagna d’Africa. Dopo Pearl Harbor Jimmy va a Londra e si occupa della propaganda in Germania alle dipendenze dell’Ufficio informazioni di guerra diretto da Elmer Davis. Vi incontra spesso Siegmund e collabora con gli ambasciatori americani a Londa, John G. Winant e poi Averell Harriman, che coordinano la propaganda inglese e americana, e con sir William Wiseman (83). Anche uno dei figli di Felix, Paul, mecenate e mercante d’arte, succeduto al padre come presidente del Joint Distribution Commitee, passa da Londra prima di arrivare in Francia. In seguito diverrà assistente di Lewis Douglas, che sarà ambasciatore dopo Harriman” (pag 227-228) [Jacques Attali, Il banchiere dei banchieri. Un uomo d’influenza Sir Siegmund Warburg, Sperling e Kupfer, Milano, 1987]