L’impotenza degli intellettuali “lower middle-class” e “Upper-class” di fronte al “processo mondiale”

“Il “liberalismo” (nell’accezione complessa che il termine assume nella cultura anglosassone), irriso da Muggeridge con la facilità che deriva da una presa di distanza teologica, rivendica i suoi diritti, nel momento stesso in cui dichiara la propria impotenza di fronte al “processo mondiale”, nel saggio di Orwell (41). Per spiegare la “tendenza” degli intellettuali britannici a “gravitare verso il comunismo” (opposta alla tendenza “morale-religioso-culturale” prevalente nel decennio precedente), Orwell adduce due ordini di ragioni: “la disoccupazione della “middle class””, che Orwell immediatamente spiritualizza, evidentemente per non apparire troppo “marxista” (“… intorno al 1930, non c’era nessuna attività, tranne forse la ricerca scientifica, l’attività letteraria, e la politica di sinistra, in cui una persona pensante potesse credere”), fino a farla coincidere con la crisi dei valori tradizionali, per cui l’adesione al comunismo appare come “il patriottismo degli sradicati” (42); e la “mollezza e la sicurezza della vita in Inghilterra”, che sola può spiegare (ridimensionandole drasticamente) le pose rivoluzionarie di un’intelligentsia appartenente alla “classe media molle ed emancipata”, le cui esperienze sono limitate al “modello ‘public school’ – università – Bloomsbury”, per la quale quindi cose come le purghe, la polizia segreta, le esecuzioni sommarie, la carcerazione senza processo, ecc. ecc., sono troppo remote per incutere terrore” (43). A questa ricerca, “selettiva e svalutatrice”, di motivazioni psicosociologiche (che ripete temi e procedimenti cari all’anti-intellettualismo e al populismo “lower middle-class” di Orwell (44)”, si accompagna, nel saggio di Orwell, la visione apocalittica del crollo della civiltà europea, in quello che è il suo caposaldo fondamentale: la libertà dell’individuo. “È del tutto ovvio che ciò che sta avvenendo, guerra o non guerra, è il collasso del capitalismo concorrenziale e della cultura cristiano-liberale. (…) L’individuo autonomo sta per essere annientato” (45). La morte dell’individuo significa la morte della letteratura, poiché lo scrittore, “‘in quanto scrittore’, è un liberale» (46)” (pag 210-211) [Anselmo Cassani, ‘«A low dishonest decade»: La genesi del «mito degli anni trenta» nella cultura britannica’, Rivista di Filosofia, Torino, n. 11, giugno 1978] [(41) Orwell, ‘Inside the Whale’ (1940), in ‘Collected Essays’, cit, pp. 118-59; (42) Ibid., pp. 137, 143-145; (43) Ibid. pp. 140, 145; (44) “Lower Middle-class” è il termine con cui Eagleton definisce le coordinate ideologiche della narrativa orwelliana, contrapponendola al romanzo “Upper-class” rappresentato da E.M. Forster, Virginia Woolf, Aldous Huxley, Evelyn Waugh; cfr. T. Eagleton, ‘Exiles and Emigrés. Studies in Modern Literature’, Chatto and Windus, London, 1970, cap. III (‘George Orwell and the Lower Middleclass Novel’); (45) Orwell, ‘Inside the Whale’, cit., p. 157; (46) Ibid. Ritorna qui il tema dello scrittore in quanto uomo e dello scrittore in quanto scrittore che è al centro tra l’altro, della polemica (a distanza) tra Spender e Caudwell (…)]