Un lavoro in tempo di crisi. ‘Le sarà utile essere caparbio’

“Un lavoro duro? No, in realtà non era tanto duro. Lui non era abituato a camminare e a salire tante scale, ma non erano i disagi fisici del nuovo lavoro a pesare di più su George Grebe. Recapitava degli assegni di sussidio nel quartiere negro, e per quanto fosse nato a Chicago questa non era una parte della città con la quale aveva molta dimestichezza – c’era voluta la depressione perché la frequentasse. No, non era quello che si chiama lavoro duro, almeno se calcolato in sforzo e peso, ma pure cominciava a risentirne la fatica, a rendersi conto della sua particolare difficoltà. Trovava strade e numeri, ma i clienti non erano dove ci si aspettava che fossero e lui si sentiva come un cacciatore inesperto in mezzo a selvaggina mimetizzata. Era una giornata poco favorevole, per di più – autunno e freddo, tempo buio, ventoso. (…) Questa particolare energia l’aveva ora in sovrabbondanza; da quando aveva cominciato ad affluire, affluiva in modo troppo ingente. E, per il momento, era fermo. Non riusciva a trovare il signor Green. Era rimasto lì ritto con quel sottanone dell’impermeabile e con una gran busta in mano e delle carte che gli uscivano dalla tasca, a domandarsi perché dovevano essere così difficili da rintracciare quando erano troppo deboli o ammalati per poter andare personalmente all’ufficio a ritirare il sussidio. Raynor, però, gli aveva detto che sulle prime non era facile rintracciarli e gli aveva offerto anche dei consigli sul modo di procedere. “Se le riesce di vedere il postino, è il primo al quale deve rivolgersi, è quello che le offre migliori probabilità. Se non può mettersi in contatto con lui, provi agli spacci e coi fornitori del quartiere. Poi il portiere e i vicini. Ma si accorgerà che più vicino sarà il suo uomo e meno glielo indicheranno. Non vogliono dir nulla”. “Perché sono un estraneo”. “Perché è bianco. Ci vorrebbe un negro per questo servizio, ma per ora non ne abbiamo, e naturalmente anche lei deve mangiare, e questo è pubblico impiego. E i posti di lavoro devono esserci. Oh, il discorso vale anche per me. Badi, io non mi escludo. Io ha tre anni di anzianità su di lei, e basta. E una laurea in legge. Altrimenti, lei potrebbe stare dietro alla scrivania e io potrei essere fuori sulla breccia in questa giornata fredda. Lo stesso denaro ci paga tutt’e due e per lo stesso, preciso, identico motivo. Che cosa c’entra in questo la mia laurea in legge? Ma lei deve distribuire questi assegni, signor Grebe, e le sarà utile essere caparbio, dunque spero che lo sia”. “Si, sono piuttosto caparbio”” (pag 99-101) [Saul Bellow, ‘Addio alla casa gialla. Racconti’, Feltrinelli, Milano, 1978, Racconto: ‘Alla ricerca del signor Green’]