Innovazione e conservazione. Mutamento nelle campagne francesi di fine Ottocento

“Malgrado le sue idee sull’avvicendamento delle colture, aveva dovuto accettare quello del paese, l’avvicendamento triennale, senza maggesi, dacché si eran diffusi i pratesi artificiali e le coltivazioni di piante sarchiate. Delle macchine, una sola hanno accettato, la trebbiatrice. Dovunque, pigrizia smorzante, la forza d’abitudine. E se se ne lasciava impadronire lui, progressista intelligente, che cosa doveva essere degli altri piccoli possidenti, teste dure, ostili alle novità? Un contadino sarebbe morto di fame, piuttosto che portare un pugno di terra all’analisi di un chimico. Da secoli, il contadino prendeva dal terreno conoscendo solo il concime delle sue due vacche e del cavallo, di cui era avaro: il giorno in cui, finalmente istruito, si decidesse a coltivare razionalmente e scientificamente, la produzione raddoppierebbe. Ma, fino a quel giorno, ignorante, testardo, senza un soldo, ucciderebbe la terra. E così la Beauce (regione storica e geografica della Francia, ndr), l’antico granaio di Francia, la Beauce pianeggiante e priva di acqua, che aveva solo il suo grano, moriva a poco a poco di esaurimento, stanca d’esser dissanguata dalle sue vene e di nutrire un popolo d’imbecilli. – Ah! tutti se ne infischiano! – gridò brutalmente – Sì, i nostri figli assisteranno a questo, al fallimento della terra. Lo sa che questi nostri contadini, che una volta risparmiavano soldo su soldo per acquistare un pugno di terra, oggi comprano titoli spagnoli, portoghesi, perfino messicani? E non rischierebbero cento franchi per il miglioramento di un ettaro. Non hanno più fiducia, i padri vanno avanti per forza d’abitudine come bestie, e ragazze e giovani non hanno altro sogno che abbandonare le vacche, ripulirsi dalla terra e filare in città… Ma il peggio è che l’istruzione, la famigerata istruzione che dovrebbe salvare ogni cosa, favorisce lo spopolamento, e rende i ragazzi degli sciocchi vanitosi” (pag 119-120) [Emile Zola, ‘La terra’, Editori Riuniti, Roma, 1958]