Mettersi in gioco di fronte all’avanzata del cinismo populista di Mussolini

“Il rapporto con Gobetti non sfociò, dunque, in un’autentica vicinanza politica né produsse una simbiosi intellettuale, quale per esempio quella tra Piero e Carlo Levi o tra questi e Sapegno, o ancora tra Sapegno e Gobetti stesso. Tutti uniti, specialmente negli anni ’20 e il ’22, tanto più dopo la Marcia su Roma, dal sentirsi “prudere le mani” davanti a “una diminuzione di libertà”, di mettersi in gioco completamente, di non rimanere inerti prima davanti alle agitazioni degli operai, condividendone lo spirito anche senza comprenderne le ragioni, quindi al cospetto dell’avanzata del cinismo populista di Mussolini e dei suoi scherani, che on la violenza e la complicità di istituzioni e di forze sociali e partiti politici davano l’assalto alle stesse fondamenta dello Stato liberale. Passerin rimase, tuttavia, un po’ fuori della mischia, attento sempre piuttosto alle ragioni dello spirito che a quelle dell’azione. A differenza di Gobetti e di tanti per i quali l’incontro con Piero costituì l’avvio di un processo di ‘imprinting’, il conte d’Entrèves era un accademico nato, e del resto ciò non confliggeva con l’essenza stessa dell’insegnamento di Solari, che rimase sempre ‘in primis’ un insegnamento volto a formare innanzi tutto uomini dediti allo studio, “La vita degli studi tace dappertutto ma non in casa mia”, è l’aurea frase vergata in un’epistola all’allievo Bobbio in un’infocata estate degli anni Trenta, quando la città pensava a tutt’altre immersioni che a quelle faticose nelle sudate carte: e “la vita degli studi” potrebbe essere il motto ideale di Solari e del suo insegnamento (come del resto io stesso ho fatto, intitolandole addirittura l’intero carteggio Solari-Bobbio pubblicato in occasione dei 90 anni del nostro maestro )” (pag 34) [Angolo D’Orsi, ‘Alessandro Passerin d’Entreves e l’Università di Torino’ (in) ‘Alessandro Passerin d’Entrèves (1902-1985). Politica, filosofia, accademia, cosmopolitismo e “piccola patria”‘, Franco Angeli, 2004, a cura di Gian Mario Bravo]