Sino allo scoppio della guerra, l’azione di Bordiga si è svolta nell’ambito del socialismo napoletano…

“Sono due gli esponenti del Psi che nel 1917, pur in condizioni personali particolarmente difficili, emergono per personalità e iniziativa. Uno è il direttore dell’ ‘Avanti!’ Giacinto Menotti Serrati che, nell’agosto del 1917, durante i moti torinesi per la mancanza di pane, è stato arrestato e trasferito alle Carceri Nuove (…). Il secondo è Amadeo Bordiga: richiamato nel 1915, potrà seguire l’attività politica in maniera intermittente ma solo alla fine del 1917 verrà definitivamente esonerato per “grave miopia”. Suo padre Oreste Bordiga è un importante studioso di Economia agraria, materia di cui è titolare presso la Scuola superiore di agricoltura di Portici. L’esponente più note della famiglia della Madre, Zaira Amidei, è il nonno Ottavio, che sconfessa la tradizionale lealtà della sua famiglia al pontefice gettandosi, appena ventenne, nelle lotte risorgimentali per poi diventare, negli ultimi decenni dell’Ottocento, un importante esponente della sinistra parlamentare. Lo zio paterno, Giovanni, professore di Geometria analitica presso l’Università di Padova, è anche lui esponente della sinistra risorgimentale e democratica. Nel 1910, prima di laurearsi in Ingegneria, si iscrive al Partito socialista italiano. Colpisce come la forma specifica del suo socialismo sia da subito lontanissima dalle tradizioni democratiche di cui si è nutrito in ambito familiare. Così come sarà per il Bordiga maturo, per il giovane Bordiga la democrazia parlamentare altro non è se non la finzione attraverso cui la borghesia maschera il suo dominio di classe. La sua interpretazione del marxismo si presenta come quasi antitetica rispetto a quella, dialettica e hegeliana, del suo concittadino, il filosofo Antonio Labriola. Le sue prime battaglie all’interno del socialismo napoletano sono contro le “infiltrazioni” borghesi e massoniche e contro il “blocchismo”: la tendenza cioè a sacrificare tutto all’alleanza con le forze laiche e democratiche, in una chiave che riprende, soprattutto nel linguaggio, la recente tradizione democratico-mazziniana (De Clementi, 1971, p. 15). Sino allo scoppio della guerra, l’azione di Bordiga si è svolta nell’ambito del socialismo napoletano. Acquista una precisa dimensione nazionale solo nell’estate del 1917, nel momento in cui svolge un ruolo di primo piano nella formazione della cosiddetta “intransigente rivoluzionaria”: dei quattro comitati provinciali con cui si articola la frazione, uno è a Napoli. La frazione, che in qualche modo già esiste nei rapporti intrattenuti da diverse sezioni in vista di un prossimo congresso nazionale, si “istituzionalizza” attraverso la riunione che si tiene a Firenze tra il 24 e il 27 luglio (esattamente negli stessi giorni si riunisce a Firenze la Direzione nazionale del partito). Il congresso nazionale che si sarebbe dovuto tenere a fine anno è stato rimandato, per cui la riunione può fungere come un parzialissimo sostituto. Questa concentrazione di socialisti non può sfuggire agli organi di polizia, che registrano la partecipazione di una “cinquantina di estremisti”. Suona estremista, in effetti la circolare della frazione, partita da Firenze il 23 agosto 1917. Vi si sostiene che il Psi deve «seguire e guidare le agitazioni che abbiano contenuto rivoluzionario per coordinarle e condurle al fine di imporre la pace immediata e proseguire la lotta contro tutte le istituzioni borghesi, non solo sul terreno politico, ma anche per mezzo delle forme socialistiche della espropriazione capitalistica» (ivi, p. 49). È un testo che guarda lontano, già sentendo l’influenza di quanto è successo in febbraio in Russia. (…) È Firenze, in questo momento, il centro da cui si irradia l'”intransigentismo”, che è anche espressione di una tradizione con radici profonde nel socialismo italiano. Esponente di questa tradizione è Egidio Gennari, un professore che dopo aver insegnato nei licei di diverse città italiane, nel 1911 si è stabilito a Firenze, dove l’anno dopo è diventato segretario della sezione locale del Psi. Dal 1915 dirige “La Difesa”, organo della sezione che a partire dal 1917 diffonde le tesi degli “intransigenti”. All’attacco aperto a Turati, Gennari giunge solo nel 1917: precedentemente, pur collocandosi nel partito all’estrema sinistra, ha sempre mostrato rispetto per i riformisti che considera una delle radici più vere e profonde del socialismo italiano (Sircana, 2000). (…) Solo ‘ex post’ la riunione di Firenze del 18 novembre 1917 può figurare come il capitolo iniziale della vicenda che porta alla nascita del Partito comunista. Sono due i soggetti che la convocano: il comitato esecutivo della frazione intransigente rivoluzionaria, da Firenze; la Direzione del partito con una lettera a firma di Lazzari, da Roma. C’è un elemento di ambiguità in tutto questo, che emerge soprattutto nel messaggio di Lazzari. Il quale scrive: «La direzione ha espresso di voler un giudizio (…) ai componenti la frazione che la mandarono a reggere le sorti del nostro partito» (Spriano, 1972, p. 455). Lazzari confondo (o finge di confondere) la nuova frazione che si è formata pochi mesi prima con la corrente intransigente che vincendo il congresso di Ancona nel 1914 lo ha portato alla segreteria” (pag 47-50) [Luciano Marrocu, ‘Da Mosca a Livorno. Alle origini del Partito comunista italiano’, Carocci editore, Roma, 2024]