‘Le riserve di Gramsci nei confronti dei modi con i quali la società sovietica si andava industrializzando’

“L’ancoraggio del pensiero gramsciano (il lavoro come illusione di un principio umano di creazione, ndr) a tale illusione tipica della filosofia classica tedesca, dell’idealismo, è evidente nell’affermazione che l’ americanismo «lotta contro l’umanesimo della creazione produttiva» nella quale era rimasto forte per molto tempo il nesso nell’oggetto creato (10). Ma il lavoro non è l’unica fonte della ricchezza sociale, aveva già obiettato Marx al programma di Gotha. Le note su Lukács (11) evidenziano con maggior forza questa apologica gramsciana della produzione intesa come metafora di creazione. Gramsci rifiuta la separazione, operata da Lukács, tra natura e cultura: essa gli appare un residuo hegeliano di quel concetto cristiano che vuole l’uomo espulso dal mondo animale (si pensi che le note sull’ americanismo prendono avvio proprio dal tema dell’animalità). Nel contempo però Gramsci condivide con Lukács, e con Korsch, la scelta che privilegia solamente la società umana nella propria storia come sede della dialettica della libertà rispetto al mondo naturale. La natura è invece reificata, oggettivata in campi quantitativamente funzionali al controllo e alla manipolazione umana; la natura è alterità, intesa come campo di esercizio del dominio tecnico dell’uomo industriale. Questa disposizione mentale spiega come la riserva di Gramsci, nei confronti dei modi con i quali la società sovietica si andava industrializzando, si limiti in fondo alla critica del metodo militar-coercitivo con cui Lev Davidovic aveva inteso applicare il fordismo alla vita sociale e alle necessità dell’adattamento psicologico all’industrializzazione. Ma Lev Davidovic costituiva veramente un’anomalia autoritaria rispetto alle effettive pratiche di potere affermatesi nelle repubbliche sovietiche dopo il 1920? Le illusioni che Gramsci si fa rispetto all’atteggiamento degli altri dirigenti bolscevichi sono di tutta evidenza. Era stato proprio Vladimir Ulianov (aboliamo, come Gramsci, tutti i nomi di battaglia) a sancire il ‘carattere scientifico’ dell’analisi tayloristica delle operazioni di lavoro e delle procedure di preparazione di queste, finalizzata alla determinazione delle tecniche razionalmente più economiche rispetto allo scopo. Decisione politica, medicina del lavoro, psicotecnica e fisiopatologia perdono ogni separatezza disciplinare nell’intreccio delle pratiche di governo della vita di fabbrica, realizzatosi dopo la metà degli anni venti nelle officine Karkov e in quelle Rostov, e finalizzate a determinare il punto di incontro esatto tra l’oggettiva razionalità del lavoro tecnico e il limite massimo di flessibilità del corpo umano. Il potere sovietico, nell’istituzione del Consiglio superiore dell’Economia, e nelle figure di signori Spielrein e Bordianski suoi dirigenti, riesce a innovare, attorno al periodo 1929-31, il sistema tayloristico superando l’incentivazione salariale con la scoperta del ruolo della cultura e dell’educazione (13). È la ‘cultura’ la migliore tecnica di disciplina corporea, e dunque il mezzo migliore per spostare continuamente innanzi il limite della flessibilità umana nell’adattamento alla costrizione della tecnica. Le istituzioni sovietiche scolastiche ed extra-scolastiche di educazione tecnica costituiscono un’innovazione radicale rispetto alla stessa tradizione positivistica di riflessione sulle tecnologie, sul nesso scienza-tecnica, inaugurata dagli enciclopedisti (penso a Diderot) alla metà del secolo XVIII su premesse cartesiane (14)” (pag 190-191) [Michele Battini, ‘L’«albergo occidentale». Le note sulla civiltà industriale’, (in) ‘Teoria politica e società industriale. Ripensare Gramsci’, a cura di Franco Sbarberi, Bollati Boringhieri, Torino, 1988] [(10) Quaderno 22 cit, p. 72; (11) Quaderni, pp. 1449 sgg; (12) Quaderno 22, cit., p. 71; (13) Cfr. ‘Les ouvriers et le travail à la chaine’, prefazione di I.N. Spielrein e I.M. Bordianski, Moskva-Leningrad, 1931, pp. 10-58; (14) D. Diderot, voce ‘Art’, in ‘Encyclopédie ou dictionnaire raisonné des sciences; des arts et des métiers’, 17 voll, Paris, 1751-1765, vol. I, p. 714]