“In quello stesso periodo, nella seconda metà del 1943, Stalin cominciò a preoccuparsi profondamente della pace con la Germania. Una direttiva politica era stata enunciata dal presidente Roosevelt a Casablanca, nel gennaio 1943: la Germania non doveva negoziare la pace, ma «arrendersi incondizionatamente». Nel proporre quella formula, Roosevelt si lasciò influenzare dalle reminiscenze della guerra civile americana, nella quale gli Stati nordisti si erano rifiutati di parlamentare coi sudisti per definire le condizioni di resa» (7). Roosevelt varò la sua politica, carica di gravi conseguenze, senza consultare né Stalin né Churchill. Stalin accettò la formula non senza qualche esitazione. Da una parte vedeva in essa un’ulteriore garanzia che le potenze occidentali non avrebbero cercato un accomodamento con la Germania ai danni della Russia (quando Roosevelt annunciò la politica della resa incondizionata le sorti della guerra non si erano ancora voltate così nettamente in favore della Russia da permettere a Stalin di disprezzare quella nuova garanzia). Nel suo ordine del giorno del primo maggio 1943 anche il generalissimo parlò di resa incondizionata, facendo propria la formula rooseveltiana. Ma Stalin intuiva pure che la politica di Roosevelt minacciava, in primo luogo, di irrigidire e prolungare la resistenza tedesca e, secondariamente, di accollare agli alleati tutta la responsabilità della pace. Tentò quindi di indurre il presidente a modificare la sua politica o almeno a mitigarla con una generica definizione delle condizioni di pace. Osservazioni analoghe, tra parentesi, furono fatte a Roosevelt anche dagl’inglesi. Ma il presidente rimase fermo sul suo punto di vista (8). Lo ‘slogan’ della resa incondizionata lusingava i sentimenti nazionalistici di tutti i paesi alleati. Dappertutto l’idea di una pace «cartaginese» con la Germania guadagnò molto terreno. Nel settembre 1944 sia Roosevelt sia Churchill caldeggiavano ancora i piani per la «pastoralizzazione» della Germania che doveva privare il paese nemico di tutta la sua industria pesante (9). I propositi di Stalin non erano molto diversi. Nel settembre 1943 il suo consigliere economico professor Varga, che intorno al 1920 aveva criticato così severamente le clausole economiche della pace di Versailles, proclamò pubblicamente la necessità di imporre alla Germania il pagamento di gravose riparazioni. Questa richiesta divenne tanto più popolare quanto più le armate russe, nel corso della loro avanzata, si rendevano conto che i tedeschi, in una folle frenesia di distruzione, avevano fatto il deserto nelle terre occupate” (pag 703-704) [Isaac Deutscher, ‘Stalin: una biografia politica’, Longanesi, Milano, 1969]