Genova era divenuta in qui giorni il centro della vita politica internazionale…

“Il giudizio dei comunisti della Liguria sull’ingresso della Russia sovietica nell’arena internazionale fu espresso dall’organo regionale «Bandiera Rossa», in un articolo intitolato «Genova, Canossa della borghesia», ove si diceva: ‘Dopo più di quattro anni di esistenza, dopo più di quattro anni di guerra diplomatica e militare, la Russia proletaria – spezzato il cerchio di ferro che la stringeva, sconfitti gli eserciti controrivoluzionari e rotto il blocco economico che la soffocava – compare vittoriosa all’Occidente e i suoi delegati si siedono da eguali allo stesso tavolo con gli Stati capitalistici. Il capitalismo, invitando a Genova per la ricostruzione economica dell’Europa la Russia sovietica, dichiara apertamente di aver bisogno delle nuove forze proletarie per tentare di impedire la generale dissoluzione della società europea. Così si compie la lenta ritirata del capitalismo dalle sue posizioni di attacco contro il proletariato, così la borghesia controrivoluzionaria va a Canossa, nella veste di giudicata di fronte all’opinione pubblica del mondo. Dopo questi giudizi espressi dalle forze proletarie, ecco alcune note di cronaca. Com’è noto, la delegazione sovietica fu presieduta da Cicerin, commissario del popolo per gli affari esteri, in rappresentanza di Lenin, presidente del consiglio dei commissari, e i principali suoi membri furono Litvinov, commissario aggiunto per gli affari esteri, Krassin, commissario per il commercio estero, Rakovskij, presidente del consiglio dei commissari del popolo d’Ucraina, Joffe, membro del comitato centrale esecutivo panrusso e l’economista Preobrazenskij. La delegazione giunse in Italia in treno, per la via del Brennero, transitò per Genova la mattina del 6 aprile e nella mattinata stessa giunse a Santa Margherita Ligure, dove prese alloggio in un albergo, presso il quale partecipava al servizio d’ordine un gruppo di giovani comunisti. Nello stesso giorno la delegazione sovietica ricevette il saluto delle rappresentanze del Partito comunista e del Partito socialista, la prima guidata di deputati Antonio Graziadei e Anselmo Marabini, la seconda da Vannuccio Faralli e Gaetano Barbareschi. Con Cicerin e gli altri delegati sovietici s’incontrò anche Gramsci, giunto a Genova, che era divenuta in qui giorni il centro della vita politica internazionale. Il 12 aprile la delegazione sovietica ricevette anche una commissione che le recò il saluto della Federazione comunista ligure: essa era costituita dai compagni Arecco, Barenghi e Vanni di Genova, Alterisio, Aschero, Michelangeli e Rebagliati di Savona, Dulbecco di Oneglia, Cordiviola e Peretti di Chiavari, Del Conte di Spezia, Bagnoni e Sanguineti di Sarzana. Con i maggiori uomini politici ed economisti del tempo giunsero a Genova, come inviati speciali, giornalisti di tutto il mondo, fra cui Pietro Nenni e l’americano Hemingway. C’era anche Ottavio Pastore, per «l’Ordine Nuovo», che però non fu ammesso alla Conferenza e dovette svolgere il suo servizio sulla base delle informazioni fornitegli dai colleghi” (pag 477-478) [AaVv, ‘La Conferenza di Genova e il Trattato di Rapallo, 1922. Atti del Convegno italo-sovietico, Genova-Rapallo 8-11 giugno 1972’, Edizioni Italia-Urss, Roma, 1974]