“Al hablar de los berlineses hablo tan sólo del hombre de la calle y no de los hombres del Partido, ni de las clases dirigentes, ni de los intelectuales. Pongo aquí lo que mi trato con las gentes del pueblo me ha dado a conocer. Los personajes sobre los que más se hablaba y comentaba eran sin duda Hitler, Goebbels y Goering. En principio a Hitler se le consideraba envuelto en una aureola de misterio y de poder sobrehumano. Se tenia fe en él. Se opinaba que vivia tan sólo por Alemania, que estaba dispuesto a sacrificarlo todo por ella, y que no podia equivocarse. Muchos veían en él un istrumento de la divina providencia para llevar a cabo una gran transformación de la historia. Cualquier palabra de Hitler era acatada sin ningún género de discusión y sus intenciones se consideraban siempre ectas sin que la duda siquiera llegara a enturbiarlas. Era el simbolo del Movimiento Nacional Socialista y del resurgimiento de Alemania. Si se le odiaba, como algunos creen, este odio no se véia al exterior. Yo estoy plenamente seguro que a Hitler en Alemania se le quéria al menos en los primeros tiempos y que si el pueblo alemán le siguió no fué por una presión violenta sino por espontánea voluntad. Pero así come el prestigio de Goering se vino ruidosamente abajo cuando los aviones aliados empezaron a bombardear seriamente Berlin, de la misma manera el prestigio de Hitler se empezò a resquebrajar cuando después de afirmar categóricamente que Stalingrado seria tomado, est capital hubo er ser abandonada y las tropas alemansa empezaron su profundo repliegue. (…) El pueblo veía en Goebbels a una gran inteligencia, a un gran sofista y a un mentiroso genial. Le tenía por un hombre capaz de hacer ver blanco lo negro y lo negro blanco. Por un intelectual que ponía su inteligencia y su saber al servicio de una causa sin reparar demaciado en los medios. El pueblo sabía perfectamente que Goebels le engañaba y que le pequeños motivos promovia grandes escándalos (…) ” (pag 68, 73) [“Quando parlo dei berlinesi, parlo solo dell’uomo della strada e non degli uomini del partito, né delle classi dominanti, né degli intellettuali. Riporto qui ciò che i miei rapporti con la gente della città mi hanno fatto conoscere. I personaggi di cui si è parlato e che si è commentato di più sono stati senza dubbio Hitler, Goebbels e Goering. All’inizio, Hitler era considerato avvolto in un’aura di mistero e di potere sovrumano. C’era fede in lui. Si pensava che vivesse solo per la Germania, che fosse pronto a sacrificare tutto per essa e che non potesse sbagliarsi. Molti videro in lui uno strumento della divina provvidenza per operare una grande trasformazione della storia. Ogni parola di Hitler veniva ascoltata senza alcun tipo di discussione e le sue intenzioni erano sempre considerate rette senza nemmeno essere offuscate dal dubbio. Era il simbolo del movimento nazionalsocialista e della rinascita della Germania. Se era odiato, come alcuni credono, questo odio non si vedeva esternamente. Sono abbastanza sicuro che Hitler in Germania fosse amato almeno nei primi tempi, e che se il popolo tedesco lo seguì, non fu per pressione violenta, ma per volontà spontanea. Ma proprio come il prestigio di Goering crollò rumorosamente quando gli aerei alleati cominciarono a bombardare seriamente Berlino, così il prestigio di Hitler cominciò a incrinarsi quando, dopo aver dichiarato categoricamente che Stalingrado sarebbe stata presa, questa capitale dovette essere abbandonata e le truppe tedesche iniziarono la ritirata in profondità. (…) Il popolo vedeva in Goebbels una grande intelligenza, un grande sofista e un brillante bugiardo. Lo considerava un uomo capace di far sembrare bianco il nero e il nero bianco. Come un intellettuale che mette la sua intelligenza e la sua conoscenza al servizio di una causa senza badare troppo ai mezzi. Il popolo sapeva perfettamente che Goebbels lo ingannava e che per piccoli motivi promuova grandi scandali (…)”] [Antonio Ansuategui, ‘Los cien últimos días de Berlín’, Ediciones Ariel, Barcelona, 1945]