‘Sul fronte occidentale da parte germanica non ci furono geniali invenzioni nel campo della strategia e neppure in quello della tecnica’

“Secondo lo Chassin (1) i successi riportati dai Tedeschi nella prima fase della Seconda guerra mondiale non si possono attribuire, al contrario di quello che si credette a quel tempo e si continua in parte ancora a credere, a geniali invenzioni nel campo della strategia e neppure in quello della tecnica. Si trattò soltanto di una perfetta messa a punto della macchina bellica e di una sistematica applicazione dei principi con cui i Tedeschi, con l’aiuto della loro capacità di organizzazione e della loro ferrea disciplina, riuscirono ad imporsi agli Alleati, usando metodi che questi avevano per primi applicato durante la precedente guerra mondiale. Né d’altra parte i Tedeschi dimostrarono una particolare abilità nell’elaborazione di piani militari. Lo Chassin combatté vigorosamente il concetto secondo il quale il piano di battaglia francese del 1940 avrebbe recato in sé i germi della sconfitta. Tale piano, al contrario, dal punto di vista della dottrina militare, era pienamente valido. Soltanto la sua attuazione fu mal preparata e peggio eseguita ed ebbe per risultato la catastrofe che tutti sanno. Il merito della Germania fu di avere restituito all’offensiva il primato che aveva perduta nella prima guerra mondiale. I fronti continui e l’addestramento delle forze della difesa sono scomparsi. La meccanizzazione degli eserciti permette una strategia di estrema mobilità che si traduce in una serie di fasi di movimento con campi di battaglia profondi centinaia di chilometri. Tra l’una e l’altra fase si hanno periodi di attesa durante i quali la necessità di raggruppare le forze e quella di riorganizzare le retrovie determina un ritorno alla guerra di posizione. Ma tali fasi di arresto sono destinate ad essere presto superate, grazie all’impiego dei mezzi corazzati, mediante i quali l’attaccante può abbattere le più solide barriere: la ragione di tale rapporto è da ricercare quindi nell’aumento della velocità dell’attacco in rapporto alla celerità di tiro delle armi della difesa. Nelle battaglie della Seconda guerra mondiale ha avuto un peso determinante l’aviazione. L’azione dell’aviazione ha come effetto un abbassamento del morale del nemico mediante l’annientamento, dei grandi centri demografici, la diminuzione del potenziale bellico del paese attaccato, la distruzione delle sue vie di comunicazione. Per di più l’aviazione da trasporto ha avuto una funzione di primo piano. In Birmania una intera divisione è stata trasportata per via aerea a molte centinaia di chilometri con munizioni, bestie da soma e armi leggere, comprese i mortai. Durante l’offensiva del marzo 1945 le formazioni corazzate americane vennero rifornite per via aerea fino al centro della Germania. (…) Accanto al progresso dell’aviazione è da notare che tutti i mezzi di comunicazione (radiotelegrafia, radiotelefonia, radar) hanno trasformato l’esercizio della tecnica del comando. Mentre un generale del 1918, ed anche un generale francese all’inizio el 1940 veniva a conoscenza di ciò che era avvenuto sul fronte con un ritardo di ventiquattro ore, il comandante di oggi è in grado di prendere immediatamente le decisioni necessarie. (…) Di importanza fondamentale e destinata probabilmente a trasformare la natura e la struttura stessa della guerra è invece la «bomba atomica», invenzione alleata, che segna verosimilmente la fine del periodo storico iniziato con la polvere da sparo sui campi di battaglia. Dopo tale invenzione infatti la guerra diventa un’impresa industriale e scientifica che esige una lunga preparazione e l’apporto di tutte le forze della nazione” (pag 427-428) [(1) Premiata dall’Accademia francese e preceduta dai più lusinghieri ed entusiastici giudizi della stampa d’Oltralpe questa storia della Seconda Guerra mondiale del gen. Chassin viene presentata ora al pubblico italiano (…)] [Francesco Valori, ‘Storia militare della seconda guerra mondiale (by L.M. Chassin, Sansoni, Firenze). (Rassegna di varia cultura)’, Nuova Antologia, Roma, n. 1975, pag 426-429]