Il rischio di vedere il governatore dell’Indocina francese, Decoux, fare un voltafaccia alla Badoglio

“La collaborazione (francese, ndr) con il Vietminh, formato dai loro avversari di sempre, è per essi inconcepibile. Secondo l’espressione del generale Sabattier, prima di ogni altra cosa essi vogliono «avere le spalle coperte in caso di aggressione giapponese». Gli appelli che a più riprese il Vietminh indirizza alla resistenza francese restano senza risposta. E tale atteggiamento è assunto dalle autorità francesi anche quando, dopo l’agosto 1944, la Francia Libera diventa il governo provvisorio della Repubblica francese. Ci si preoccupa più della riconquista per quando sarà finita la guerra che della cooperazione con il Vietminh contro il Giappone, si pensa insomma a «salvaguardare le fortune della Francia in Estremo Oriente». Insolubile contraddizione alla quale, nello stesso momento, si trova di fronte Mountbatten con i guerriglieri antigiapponesi in Malesia e in Birmania e Mac Arthur con gli ‘hukhalahaps’ nella Filippine. Ciò che il governo provvisorio progetta per «fare un bel gesto» di fronte ai suoi alleati ed in pari tempo per assicurarsi l’avvenire, è di utilizzare nella lotta contro il Giappone le truppe francesi d’Indocina, che gli accordi firmati da Decoux (governatore dell’Indocina francese, ndr) avevano ridotto all’inazione. La crescente forza militare del Vietminh e il rischio di vedere Decoux effettuare un voltafaccia alla Badoglio costituiscono il duplice motivo della vigorosa replica giapponese nella primavera del 1945. Il 9 marzo le truppe giapponesi disarmano di sorpresa le truppe coloniali francesi d’Indocina. Solo alcuni gruppi riescono a fuggire e a ritirarsi verso la Cina con i generali Alessandri e Sabattier; nel territorio Thai, essi riescono coraggiosamente a impegnare dei combattimenti di retroguardia. Ma alla resistenza ch’essi pretendono di organizzare contro il Giappone manca l’arma essenziale: l’appoggio della massa contadina. Questi militari francesi non sanno e non vogliono assicurarsi l’appoggio dei civili vietnamiti o thai, come lo stesso generale Sabattier conferma nei suoi scritti. Le truppe giapponesi che li inseguono da Nghia Lo a Son La, da Na Som a Lai Chau ed a Dien Bien Phu non hanno difficoltà a ricacciarli in Cina. Tuttavia, il disarmo delle truppe francesi non è che un aspetto della nuova politica giapponese: bisogna contemporaneamente, se non addirittura per prima cosa, sconfiggere ‘politicamente’ il Vietminh i cui successi stanno diventando preoccupanti, bisogna «liberare», almeno in apparenza, il Vietnam dal «colono francese»; bisogna ridurre l’influenza del Vietminh creando un Vietnam indipendente inserito nella «più grande Asia»” (pag 251-252) [Jean Chesneaux, ‘Storia del Vietnam’, Editori Riuniti, Roma, 1971]