Sciascia sui fatti di Bronte: lo storico Benedetto Radice e la novella di Verga

RADICE Benedetto, Nino Bixio a Bronte, EDIZIONI SALVATORE SCIASCIA. CALTANISSETTA, ROMA. 1963 pag 171 16° introduzione di Leonardo SCIASCIA, profilo biografico di Benedetto Radice, note, ‘Dal diario di Nino Bixio’, documenti; Collana ‘Lo smeraldo’ già diretta da Luigi MONACO . [Leonardo Sciascia: ‘Sui fatti di Bronte dell’estate 1860, sulla verità dei fatti, gravò la testimonianza della letteratura garibaldina e il complice silenzio di una storiografia che s’avvolgeva nel mito di Garibaldi, dei Mille, del popolo siciliano liberato: finché uno studioso di Bronte, il professor Benedetto Radice, non pubblicò nell’Archivio Storico per la Sicilia Orientale’ (anno VII, fascicolo I, 1910) una monografia intitolata ‘Nino Bixio a Bronte; e già, a dar ragione delle cause remote della rivolta, aveva pubblicato (1906, Archivio Storico Siciliano) il saggio ‘Bronte nella rivoluzione del 1820’. E non è che non si sapesse dell’ingiustizia e della ferocia che contrassegnarono la repressione: ma era come una specie di «scheletro nell’armadio»; tutti sapevano che c’era, solo che non bisognava parlarne: per prudenza, per delicatezza, perché i panni sporchi, non che lavarsi in famiglia, non si lavano addirittura. E non è che il Radice avesse della storia del risorgimento e del garibaldinismo una visione refrattaria della libertà e nazionalità: soltanto era mosso dalla «carità del natio loco», gratuitamente marchiato d’infamia dagli scrittori garibaldini, e dall’umana simpatia e pietà per quell’avvocato Lombardo che Bixio sbrigativamente aveva fatto fucilare come capo della rivolta: ed era stato sì il capo della fazione comunista, ma della rivolta, e specialmente dei sanguinosi eccessi in cui sfociò, non si poteva considerare più responsabile dei suoi avversari della fazione ‘ducale'” (pag 15); “Il Radice aveva sei anni nel 1860; Giovanni Verga ne aveva venti: e i suoi ricordi della rivolta di Bronte e del circondario etneo, della repressione garibaldina, del ‘processone’ che poi si tenne a Catania, dovevano essere ben vivi quando, nel 1882, scrisse la novella ‘Libertà’. Non sarebbe per noi una sorpresa, anzi, se dalle sue carte venisse fuori qualche redazione della novella di data più remota; o degli appunti, delle note, che in qualche modo dessero conferma a questo nostro sospetto: che in ‘Libertà’ le ragioni dell’arte, cioè di una superiore mistificazione che è poi superiore verità, abbiano coinciso con le ragioni di una mistificazione risorgimentale cui il Verga, monarchico e crispino, si sentiva tenuto. Tale mistificazione, e addirittura una radicale omertà, consigliava il sentimento della nazione (anche di quella parte della nazione che poteva effettualmente considerarsi ‘vinta’), oltre che il proprio di ‘galantuomo’; (…)” (pag 17)] [ISC Newsletter N° 97] ISCNS97TEC [Visit the ‘News’ of the website: www.isc-studyofcapitalism.org]