Cristiani Ebrei Musulmani in Spagna: dalla coabitazione pacifica all’intolleranza del XV secolo

“Come ha giustamente osservato Américo Castro, gli iberici, i celti, i romani e i visigoti non furono mai spagnoli, mentre i musulmani e gli ebrei fin dal X secolo e in stratta coesistenza con i cristiani hanno plasmato la civiltà secondo una triplice concezione dell’uomo: islamica, cristiana e giudaica. Lo splendore della cultura arabo-andalusa e il ruolo svolto dagli ebrei per diffonderla negli ambienti cristiani della penisola, hanno determinato in modo decisivo la futura identità degli spagnoli, differenziandoli in tal modo dagli altri popoli dell’occidente europeo. La proverbiale tolleranza religiosa dell’Islam ha prodotto una tolleranza parallela nei regni cristiani che lo combattevano, dove vissero dal XII al XV secolo spagnoli appartenenti alle tre religioni. Ad ogni vittoria, i monarchi cristiani assoggettavano come vassalli mori ed ebrei, e questi ultimi hanno partecipato in modo rilevante alla direzione della guerra e talvolta persino alla gestione del governo insieme agli spagnoli cristiani. Purtroppo i cristiani non hanno subito soltanto l’influenza dei valori umanitari delle altre religioni, ma hanno anche adottato il concetto islamico di «guerra santa» e fatto propria una variante giudaica dell’idea di «popolo eletto»: così la volontà di dominio dei castigliani recava l’impronta tanto dell’Islam quanto del giudaismo. Parallelamente, la coabitazione delle tre comunità ha determinato la posizione di ciascuna di esse o, per meglio dire, ha portato ad una divisione ternaria delle funzioni. I cristiani si consacrarono di preferenza alla guerra formando una casta militare; gli ebrei assunsero funzioni di ordine intellettuale e i ‘moriscos’ infine si occuparono di artigianato. Lo stesso processo di simbiosi ebbe luogo in ambito culturale. Una delle figure intellettuali più illustri del XIII secolo, il maiorchino Ramón Llull scrisse in arabo gran parte della sua opera; il carattere audace e originale del suo pensiero rivela la triplice coabitazione e fusione in un solo crogiolo delle culture ebrea, araba e cristiana. L’architettura della penisola rivela al primo sguardo gli effetti di questa situazione particolare, tanto nei monumenti più prestigiosi dell’Islam (moschea di Cordova, la Giralda di Siviglia e l’Alhambra di Granada) quanto nell’arte cristiana direttamente influenzata dall’arte ‘mudéjar’. (…) La coabitazione pacifica si mantenne fintantoché i re castigliani ebbero bisogno della collaborazione delle due comunità sottomesse. Man mano che il potere di Castiglia si affermava e si estendeva, la situazione degli ebrei e dei ‘moriscos’ andava deteriorandosi e diventando sempre più critica. Lo scontento e l’invidia degli strati diseredati del popolo generavano improvvise fiammate di violenza: i ghetti ebrei sono incendiati e molta gente vi perde la vita. Il clima di violenza instauratosi spiega l’elevato numero di conversioni al cristianesimo avvenute a partire dalla seconda metà del XV secolo. Molti ebrei spagnoli speravano così di sfuggire al loro destino. Ma dal 1481 l’Inquisizione inizia a vigilare sull’ortodossia dei «’cristianos nuevos’» e, undici anni dopo, nell’ebrezza della vittoria contro l’Islam, l’intolleranza trionfa definitivamente” (pag 150-152) [Juan Goytisolo, ‘Cristiani Ebrei Musulmani in Spagna’, Il Ponte, Firenze, n. 6, novembre-dicembre 1986, pag 149-159]