“Anche se nel 1800 la superstizione popolare e i discorsi sulle streghe erano tuttora diffusi, le loro orrende manifestazioni sotto forma di torture, violenze e roghi erano state bandite. Inoltre l’intenso fervore politico del decennio precedente aveva rivolto in nuove direzioni i risentimenti e i timori popolari. Una delle forze della religione era di dare un senso di identità di gruppo, di solidarietà politica. Moltitudini incuranti di differenze teologiche erano capaci del più violento odio settario contro gli appartenenti a confessioni dissidenti. Gli ebrei, che ben prima della Riforma erano state vittime di questi sentimenti, continuarono ad esserlo. In Spana e in Portogallo gli sforzi dell’Inquisizione per eliminare sistematicamente gli ebrei dalla penisola iberica godevano dell’appoggio popolare, e l’afflusso di profughi iberici in Francia e in Inghilterra attizzò l’antica ostilità dei gentili. Nel 1753 il governo inglese fu costretto dalla piazza a ritirare un progetto di legge che concedeva i diritti civili agli ebrei. Ma dopo la Riforma furono i gruppi cristiani rivali a suscitare l’ostilità più accesa. L’ anticattolicesimo della plebe londinese era notorio e paralizzò il governo di Carlo II per buona parte del 1670-80: le voci di un «complotto papista» per rovesciare lo Stato protestante avevano troppa presa sul popolo per poterle ignorare senza pericolo. Nel 1790 le proposte di attenuare le leggi penali contro i cattolici provocarono i tumulti di Gordon. Nella Linguadoca, dove il protestantesimo rimase forte anche dopo la revoca dell’ editto di Nantes, la popolazione cattolica era presa spesso da ventate isteriche contro la minoranza dissidente, specie in tempi di calamità naturali o di guerre contro potenze protestanti. Fu in questo clima che il più famoso martire giudiziario del XVIII secolo, il protestante Jean Calas, venne giustiziato a Tolosa nel 1762; mentre l’emancipazione politica dei protestanti di Nimes e di Montauban nel 1789 gettò i semi della controrivoluzione cattolica. La religione era un fattore di coesione anche maggiore per le minoranze perseguitate. Quando i protestanti della Linguadoca videro minacciata dagli attacchi di Luigi XIV tutta la loro vita culturale e psicologica in un momento di crisi economica, la loro reazione fu violenta. Imbevuti dalla certezza di un’imminente Apocalisse da sermoni incendiari e da profeti convulsionari, essi esplosero in una rivolta fanatica che impegnò dal 1702 al 1705 un esercito in piena regole, e contribuì non poco a perpetuare e intensificare i timori dei loro vicini cattolici” (pag 207-208) [William Doyle, ‘L’Europa del vecchio ordine, 1660-1800’, Editori Laterza, Roma Bari, 1987]