“Le testimonianze principali in merito alla purezza germanica si trovano nei capitolo 2 e 4 della ‘Germania’ di Tacito. Ma che non potessero essere esistiti popoli puri era già stato dedotto logicamente da Seneca nel suo scritto consolatorio ‘Ad Helviam matrem: «Vedrai come genti e popoli interi abbiano trasferito i propri insediamenti da un territorio a un altro» (16). Tuttavia, realmente Tacito assume un punto di vista diverso, riferendosi ai germani? Per nulla (17). Egli dice infatti che i germani dovrebbero essere puri, da un lato, perché nessun abitante delle regioni mediterranee, vale a dire nessun uomo ragionevole, andrebbe a vivere in quel loro terribile paese, per mescolarsi con le popolazioni autoctone. E d’altro canto, poiché le migrazioni avvenivano un tempo via mare, l’«Oceano» l’avrebbe «allora» impedito (18). Tacito da riferimento, con la sua tesi sulle migrazioni, al mito romano di Troia e quindi anche all”Eneide’. Motivo sufficiente per approfondire le origini multietniche di Roma cantate da Virgilio. «Chi siete? Donde venite?»: con queste parole ha inizio il libro VIII del poema. Enea sta risalendo il Tevere con la sua schiera fortemente decimata e la divinità del fiume deve far ristagnare la corrente, in modo che la migrazione possa avvenire in modo ‘classico’, vale a dire per nave. Si fa loro incontro Pallante, figlio dell’eroe locale Evandro, anch’egli esule, giunto via mare da Pallantio. Egli non pone domande solo riguardo la provenienza degli stranieri, ma aggiunge: «recate la pace o l’armi?». Enea gli porge allora un ramo d’ulivo, definisce se stesso e i suoi compagni ‘Troiugenae’ e nemici dei latini, ragione che lo induce a chiedere l’aiuto di Evandro, egli pure in lotta con i latini. E ancora una volta Enea nomina le proprie origini. «Obstipuit tanto percussus nomine Pallas»: nell’udire il nome dello straniero, rimane come colpito da un fulmine (19)” [Herwig Wolfram, ‘L’«Europa meticcia» dell’alto medioevo’, in ‘AaVv, Europa in costruzione. La forza delle identità, la ricerca di unità (secoli IX-XIII)’, Il Mulino, Bologna, 2007] [(16) Lucio Anneo Seneca, ‘Ad Helviam matrem de consolatione’, in idem, ‘Le consolazioni. A Marcia, Alla madre Elvia. A polibio’, ed: A. Traina, Milano, 1987, p. 144 (7, 1): «Videbis gentes populosque universos mutasse sedem»; (17) In J. Herrmann (ed), Griechische und lateinische Quellen zur Frühgeschichte Mitteleuropas bis zu Mitte des 1. Jahrtausend, II: Tacitus – Germania (Schriften und Quellen der Alten Welt, 37/2, Berlin 1990, pp. 141, 259, (…); (18) Cornelii Taciti, Opera minora, cit, 2, 1; (19) Publio Virgilio Marone, Eneide, VIII, 86-121 e, in particolare, 114 “Qui genus? Unde domo? Pacemne huc fertis, an arma?»]
Le origini multietniche di Roma cantate da Virgilio
- Autore dell'articolo:Gianfranco Bozzano
- Articolo pubblicato:21 Mar 2024
- Categoria dell'articolo:ISC NEWS