Giugno 1941. Vigilia dell’invasione. I russi colgono un movimento di truppe tedesche lungo la frontiera e altri segnali


Giovedì 19 giugno, Stalin venne meno ancora una volta al suo orario d’ufficio (117). Era lontano dalla sua scrivania da ventitré ore, ma tornò finalmente al Cremlino poco prima delle venti di venerdì 20 giugno. Qui ricevette un altro avvertimento. Il vecchio collega Mikojan, responsabile del commercio estero, lo informò che all’improvviso un gruppo di venticinque vascelli tedeschi aveva lasciato il porto di Riga senza aver completato le operazioni di carico e scarico delle merci (118). Stalin disse che erano liberi di fare quello che volevano, ma intuiva che c’era sotto qualcosa. Chiamò il generale Ivan Tjulenev, capo della difesa aerea del distretto militare di Mosca, e gli disse: «La situazione si è fatta incerta. Aumentate la prontezza della difesa aerea al 75%» (119). Comunque, non convocò Timoscenco né Zukov. Non voleva provocare i tedeschi mettendo le sue truppe in allerta precombattimento (120). Il giorno successivo, sabato 21 giugno, comprese di dover fare qualcosa di più. L’istinto gli diceva che l’inerzia sarebbe stata pericolosa. Il giorno successivo, sabato 21 giugno, comprese di dover fare qualcosa di più. L’istinto gli diceva che l’inerzia sarebbe stata pericolosa. La prima misura che prese fu largamente simbolica: fece portare alcuni popolari poeti alla sede della Radio con l’ordine di comporre canzoni bellicose e antinaziste (121). Il secondo passo era invece concreto: istruì i diplomatici sovietici a Berlino di far visita immediatamente a Ribbentrop, al ministero degli Esteri, onde domandargli spiegazioni per la concentrazione di truppe tedesche lungo il confine (122). Il ministro degli Esteri tedesco rispose che Ribbentrop era fuori città. Tutte le richieste inoltrate quel giorno ricevettero lo stesso responso. Senza essere allarmato seriamente, Stalin convocò un incontro urgente” (pag 116-117) [(117) Vypiska, 2, p. 300; (118) Mikojan, citato in Kumanev, p. 24; (119) Tjulenev, p. 140; (120) Vypiska, 2, p. 300; (121) Simonov, 100 sutok vojny, p. 5; (122) VBerezkov, p. 55; Erickson, pp. 103-104] [Constantine Pleshakov, ‘Il silenzio di Stalin. I primi tragici giorni dell’Operazione Barbarossa’, Corbaccio, Milano, 2007]