PINKNEY David H. La Révolution de 1830 en France. PUF. PARIS. 1988 pag 463 8° prefazione, note, bibliografia, indice nomi e località; traduzione e adattamento a cura di Guillaume de BERTIER DE SAUVIGNY; Collana L’Historien . David H.Pinkney, professore di storia all’Università di Washington (1972). [‘La folla del 1830 – come quella della Rivoluzione del 1789 – non era composta da persone disperatamente povere e diseredate, né proveniva dalla consistente classe media degli affari, delle professioni e delle cariche pubbliche. Dei 211 morti riportati nell’elenco superstite della Commission des Récompenses nationales e dei 1.327 feriti e altri combattenti che ricevettero risarcimenti dalla commissione, meno di 300 erano operai e servitori, mentre solo 85 provenivano dai liberi professionisti. Cinquantaquattro erano commercianti. Quasi 1000 erano artigiani e lavoratori qualificati: 126 falegnami, falegnami ed ebanisti, 118 scalpellini, 94 calzolai, 57 fabbri, 31 gioiellieri, 28 tipografi e 27 sarti. L’importanza numerica di alcune di queste occupazioni rifletteva semplicemente il loro gran numero nella popolazione della città. Non esiste alcun censimento occupazionale per il 1830, ma un registro delle occupazioni delle persone che morirono a Parigi nel 1831 e il censimento industriale della Camera di commercio nel 1846 danno qualche indizio sulla struttura occupazionale della popolazione della città. La percentuale di tipografi, calzolai, gioiellieri e sarti tra i combattenti adulti è in ogni caso approssimativamente la stessa della loro percentuale nella popolazione maschile adulta, occupata’] [ISC Newsletter N° 97] ISCNS97TEC [Visit the ‘News’ of the website: www.isc-studyofcapitalism.org]
L’importanza numerica dei lavoratori parigini nella rivoluzione del 1830
- Autore dell'articolo:Gianfranco Bozzano
- Articolo pubblicato:30 Gen 2024
- Categoria dell'articolo:ISC NEWS