Italia fine ‘800: le precarie condizioni delle popolazioni rurali del sud Italia

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SALVEMINI Gaetano, a cura di Roberto VIVARELLI, Le origini del fascismo in Italia. Lezioni di Harvard. FELTRINELLI. MILANO. 1966 pag 452 16° nota introduttiva del curatore, note, indice nomi; prima edizione in collana UE. [‘Nell’Italia settentrionale, l’agricoltura non era nel complesso arretrata rispetto a quella dei paesi limitrofi. Ma nell’Italia meridionale, durante la primavera e l’estate, vi è scarsità di pioggia. Tutti i fiumi del Meridione, presi insieme, non hanno una portata d’acqua che stia alla pari con il solo fiume Adda, uno dei numerosi affluenti del Po. Non vi è quindi possibilità di irrigazione, e la siccità ostacola gravemente l’agricoltura. Nei terreni montani non coltivabili, e che coprono un quarto dell’intero paese e praticamente tutto il Mezzogiorno, la pioggia, cadendo sui declivi assolutamente privi di alberi, provoca delle frane gigantesche, che distruggono le case coloniche situate nelle vallate, e danno luogo ad acquitrini, che a loro volta producono zanzare portatrici di malaria. Le condizioni delle popolazioni rurali erano ovunque pessime. Nel Nord faceva scempio la pellagra, nel Sud la malaria. A Napoli, che era allora la città più popolosa d’Italia, il cimitero per i poveri consisteva in 365 tombe quanti erano i giorni dell’anno. I morti, in media 200 al giorno, venivano portati al cimitero su dei carretti, come si trattasse di spazzatura, e scaraventati alla rinfusa dentro quella che era la tomba del giorno, che veniva quindi chiusa, finché l’anno seguente non arriva ancora il suo turno (1). C’erano provincie, quella di Potenza, ad esempio, dove praticamente i cimiteri erano sconosciuti. I poveri venivano portati a seppellire nelle chiese su barelle, scoperti o coperti appena di un lenzuolo, e scaraventati senza tante cerimonie nella fossa comune, sotto il pavimento della chiesa, dove decomponendosi appestavano l’aria. Vi erano luoghi in cui i poveri venivano buttati in voragini naturali, di cui non si conosceva il fondo, oppure abbandonati alle ortiche di certi cosiddetti cimiteri, ove i cani si raccoglievano a far festino portandosi dietro per le strade ossa e crani spolpati (2). L’ostilità del Papato, il brigantaggio, una percentuale altissima di analfabetismo, tra le masse popolari, un pesante debito pubblico, in parte eredità dei precedenti governi locali e in parte dovuto al costo delle guerre di indipendenza e all’opera di unificazione, tutto ciò rendeva quasi disperato il compito del nuovo regime’ [‘L’Italia dal 1871al 1919’] (pag 10-11)] [ISC Newsletter N° 96] ISCNS96TEC [Visit the ‘News’ of the website: www.isc-studyofcapitalism.org] [(1) R. Fucini, Napoli a occhio nudi, Firenze, Le Monnier, 1878; (2) E. Pani Rossi, La Basilicata, Verona, Civelli, 1868, pp. 252-55] 

SALVEMINI-G. ITALIA USA STORIA SOCIALE ITALIA PERIODO 1871 1919 CRISI POLITICA DOPOGUERRA ARRETRATEZZA STATO VOLKSGEIST SPIRITO POPOLO ITALIANO ASSETTO POLITICO 1914 COLPO DI STATO MAGGIO 1915 MUSSOLINI FASCISTI PRIMA ORA PARTITO POPOLARE SOCIALISTA SCIOPERO GENERALE APRILE 1919 GOVERNO ORLANDO NITTI CONSERVATORI RIVOLUZIONARI QUESTIONE AGRARIA TERRA CONTADINI FIUME D’ANNUNZIO PARLAMENTO BOLSCEVISMO 1920 PARTITO COMUNISTA PCdI PSI REAZIONE ANTIBOLSCEVICA RUOLO MILITARI VATICANO SCIOPERO GENERALE 1922 MARCIA ROMA DELITTO MATTEOTTI COSTITUZIONE PARTITO UNICO PNF ELEZIONI TOTALITARIE CORPORATIVISMO ORIGINI FASCISMO RAPPORTI CHIESA STATO NOMI BISSOLATI D’ANNUNZIO MUSSOLINI GIOLITTI GASPARRI LENIN NITTI SALANDRA TASCA STURZO VITTORIO EMANUELE III SONNINO SFORZA VATICANO CHIESA CATTOLICA MISERIA POVERTA’ MASSE POPOLARI POPOLO MINUTO POVERI QUESTIONE MERIDIONALE