1933: l’appoggio del centro-destra cattolico fu determinante per la vittoria nazista

  • Autore dell'articolo:
  • Categoria dell'articolo:ISC NEWS

ROSSI Ernesto, Pio XII, Paolo VI e gli ebrei. (Inchieste) L’ ASTROLABIO, MENSILE, DIRETTORE FERRUCCIO PARRI ROMA, N. 4, 25 FEBBRAIO 1964, pag 22-35; [‘Pochi giorni prima di assumere il nome di Paolo VI, il cardinale Montini aveva indirizzato al direttore della rivista inglese ‘Tablet’ una lettera (pubblicata sul fascicolo del 29 giugno 1963), in cui affermava che la figura di Pio XII, quale era stata presentata da Rofl Hochhuth, nel dramma ‘Il vicario’ (che il 20 febbraio era stato portato per la prima volta sulle scene di Berlino), era completamente falsa. Non era vero che Pio XII avesse tenuto un atteggiamento remissivo di fronte alle persecuzioni antisemitiche scatenate dal nazismo. (…) Questa difesa di Pio XII era anche «pro domo sua», perchè, dal 1937, il cardinale Montini era stato intimo collaboratore di quel papa, e dal 1943 al 1955 aveva rivestito la carica di sostituto della segreteria di Stato. Dato che nella sua lettera al ‘Tablet’, il cardinale Montini ha fatto appello alla storia, vediamo quello che ci dicono i documenti, resi pubblici fin’ora, per illuminare la figura del santificando Pio XII. Non porterò nessun documento nuovo: mi contenterò di coordinare tra loro i documenti già pubblicati che conosco. Le leggi razziali naziste. Quando Hitler divenne il Führer di tutta la Germania il cardinale Pacelli era nunzio della Santa Sede a Berlino da tredici anni: in conseguenza conosceva perfettamente chi era Hitler, che cosa voleva e quali erano le forze dell’alta finanza che lo sostenevano (5). E proprio perchè li conosceva si adoperò per far allineare al suo fianco i vescovi e i parlamentari cattolici tedeschi. L’appoggio del centro-destra cattolico, guidato da Von Papen, fu un fattore determinante per la vittoria nazista e consentì a Hitler di ottenere, il 13 marzo 1933, i pieni poteri dal Reich. Il 20 luglio successivo, il cardinale Pacelli, plenipotenziario della Santa Sede, firmò il concordato (di cui era stato il principale artefice), col quale il clero tedesco veniva messo al servizio del Führer. Anche don Sturzo, nel 1937, riconobbe che il nunzio Pacelli «aveva favorito l’intesa dei capi cattolici con i nazi in modo così efficace da rendere possibile, qualche mese dopo, la stipulazione del nuovo Concordato» (6). Nel marzo del 1933 già da tre mesi erano state emanate in Germania le prime leggi antisemite, che avevano escluso quasi tutti gli ebrei dagli impieghi e dalle libere professioni ed avevano introdotto il «numero chiuso» nelle scuole pubbliche. La Chiesa non diede alcun peso a queste quisquilie: il nazismo aveva come propria religione la religione del sangue, ma era il baluardo dell’Europa occidentale contro il bolscevismo. Nel 1938, Hitler vietò i matrimoni tra ariani ed ebrei, revocò il riconoscimeno legale alle comunità israelitiche: rinchiuse gli ebrei nei ghetti; li costrinse a portare sul vestiti un distintivo; li obbligò ad assumere il nome di Israele e di Sara; fece apporre la lettere J sui loro passaporti e sulle loro carte d’identità; proibì la partecipazione degli ebrei a qualsiasi impresa economica; sequestrò tutti i loro beni, e, infine, scatenò i ‘pogroms’del novembre durante i quali vennero trucidati centinaia di ebrei, furono distrutti settemilacinquecento negozi, incendiate e demolite centottanta sinagoghe, arrestate e condotte a morire sotto le torture e gli stenti nei campi di concentramento migliaia di persone. Nel marzo del 1939 fu anche imposto a tutti gli ebrei tedeschi il lavoro forzato in condizioni disumane. Nessuno in Vaticano udì i lamenti di quegli sventurati. Dopo l’Anschluss, persecuzioni analoghe vennero compiute in Austria, e, scoppiata la guerra, furono estese a tutti i paesi conquistati dalle armate del Führer. Mai la Santa Sede levò una pubblica protesta contro tali persecuzioni (7); parlò, in sua vece, la ‘Civiltà Cattolica’, che «ha sempre interpretato il pensiero, i desideri del Papa: ogni suo elogio ad una persona o ad un0opera è sempre prevalso sopra qualsiasi biasimo che venisse da altra parte del mondo cattolico: ogni sua campagna contro una dottrina è stata segno foriero di condanna» (8)” (pag 24-25) [(5) Vedi su questo punto il saggio di Heinz Abosch: “L’Eglise catholique et le nazisme”, nel fascicolo di gennaio 1964 della rivista ‘Les Temps Modernes’, diretta da J.P. Sartre; (6) L. Sturzo, ‘L’Eglise et l’Etat’ (Paris, 1937, p.579). Nello stesso libro (a pag.617) don Sturzo sottolinea che, nel Concordato della Santa Sede con l’Italia fascista e in quello della Germania nazista, «si trovava sottintesa una specie di cooperazione della Chiesa al raggiungimento dei fini degli Stati dittatoriali (…); (7) La enciclica ‘Mit Brenneder Sorge’, del 21 marzo 1937, che oggi viene continuamente ricordata dai clericali per difendere Pio XI dall’accusa di non aver preso posizione chiara contro il nazismo (enciclica fatta conoscere solo due giorni dopo la pubblicazione della ‘Divini Redemptoris’, contro il bolscevismo) non critica specificatamente l’antisemitismo, ma solo genericamente il “razzismo anticristiano”. Anche Luigi Salvatorelli, in ‘Pio XI e la sua eredità pontificale’ (Einaudi, 1939, p. 168) rileva che essa “non diceva mai esplicitamente che tali dottrine fossero quelle del partito di governo (…)”; (8) A.C. Jemolo: ‘Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni’, Einaudi, 1948, pag 623] [ISC Newsletter N° 97] ISCNS97TEC [Visit the ‘News’ of the website: www.isc-studyofcapitalism.org] L’appoggio del centro-destra cattolico, guidato da Von Papen, fu un fattore determinante per la vittoria nazista e consentì a Hitler di ottenere, il 13 marzo 1933, i pieni poteri dal Reich

ROSSI-E. VATICANO ITALIA GERMANIA CHIESA CATTOLICA PAPATO PAPA PIO XII PAPA PAOLO VI MONTINI QUESTIONE EBRAICA EBREI CONCORDATO 1933 CON NAZISMO HITLER LEGGI RAZZIALI NAZISTE