“Soltanto per caso, come vediamo, il fascismo europeo si legava negli anni venti alle tendenze nazionali e controrivoluzionarie. Si trattava di un caso di simbiosi tra movimenti di origine indipendente che si rafforzavano l’un l’altro e creavano l’impressione di una sostanziale somiglianza, mentre erano di fatto privi di rapporto. La parte svolta dal fascismo fu determinata in realtà da un fattore: la situazione del sistema di mercato. Durante il periodo 1917-23 i governi ricercarono talvolta l’aiuto fascista per ristabilire la legge e l’ordine: questo bastava per mettere in moto il sistema di mercato. Il fascismo ancora non si sviluppava. Nel periodo 1924-29, quando la restaurazione del sistema di mercato apparve assicurata, il fascismo svanì completamente come forza politica. Dopo il 1930 l’economia di mercato era in una crisi generale. In pochi anni il fascismo diventò una forza mondiale. Il primo periodo 1917-23 produsse poco più del nome del fascismo. In diversi paesi europei come Finlandia, Lituania, Estonia, Lettonia, Polonia, Romania, Bulgaria, Grecia ed Ungheria avevano avuto luogo delle rivoluzioni agrarie o socialiste, mentre in altri, tra i quali l’Italia, la Germania e l’Austria, la classe operaia industriale aveva acquistato influenza politica. Le controrivoluzioni finivano col ristabilire l’equilibrio del potere interno. Nella maggior parte dei paesi, i contadini si rivoltarono contro i lavoratori urbani; in alcuni paesi ufficiali e proprietari terrieri guidavano i contadini in movimenti fascisti, in altri come l’Italia i disoccupati e la piccola borghesia costituirono la truppa fascista. Da nessuna parte fu sollevata altra questione che quella della legge e dell’ordine e nessun problema di riforme radicali venne presentato. In altre parole non apparve alcun segno di rivoluzione fascista. Questi movimenti erano fascisti soltanto nella forma, cioè soltanto nella misura in cui delle bande di civili, cosiddetti elementi irresponsabili, facevano uso della forrza e della violenza con la connivenza delle persone al potere. La filosofia antidemocratica del fascismo era già nata ma non era ancora un fattore politico. Trotsky presentò una voluminosa relazione sulla situazione in Italia alla vigilia del secondo congresso del Komintern nel 1920 ma non accennò neanche al fascismo per quanto i fasci esistessero già da qualche tempo. Furono necessari altri dieci anni o più prima che il fascismo italiano da tempo installato al governo del paese sviluppasse qualcosa del tipo di un sistema sociale particolare. (…) Fu nel terzo periodo, dopo il 1929, che il vero significato del fascismo divenne evidente. Il punto morto del sistema di mercato era chiaro. Fino ad allora il fascismo era stato poco più che una caratteristica del governo autoritario in Italia, il quale sarebbe stato altrimenti soltanto di poco diverso da quelli di tipo più tradizionale. Ora esso si presentava come soluzione alternativa al problema di una società industriale. La Germania prese una posizione di guida in una rivoluzione di portata europea e lo schieramento fascista fornì alla sua lotta per il potere una dinamica che presto abbracciò cinque continenti. La storia era nel meccanismo del mutamento sociale” (pag 303-304-305) [Karl Polanyi, ‘La grande trasformazione. Le origini economiche e politiche della nostra epoca’, Einaudi, Torino, 1974]