“Nel 1904-1905 la guerra russo-giapponese provocò tuttavia nei circoli dirigenti italiani un certo scompiglio: il conflitto dell’Estremo Oriente non disponeva a favore della Russia zarista larghe cerchie sociali; al contrario, l’opinione pubblica non nascondeva , nella sua maggioranza, simpatie per i giapponesi, ad eccezione dei circoli di orientamento pacifista, cui apparteneva i riformisti, i quali erano in linea di principio ostili a qualsiasi guerra (28). Per quel che concerne l’Italia ufficiale, questa era allarmata, poiché temeva che ora «dato che le forze della Russia sarebbero state assorbite dall’Estremo Oriente, l’Austria avrebbe avuto le mani libere nei Balcani» (29). Già nel primo colloquio che ebbe con il nuovo ambasciatore Murav’ev, nell’aprile del 1905, Vittorio Emanuele III cercò di convincere il suo interlocutore «della possibilità e dell’opportunità di concludere la pace» (30). «L’accordo austro-russo non allieta la parte italiana», – scriveva Krupensikj e Lamzdorf, aggiungendo anche che Tittoni gli aveva più volte accennato che l’Italia « quanto più diffida dell’Austria, tanto più vorrebbe appoggiarsi alla Russia» (31). In base a questa impostazione, l’ambasciatore italiano a Pietroburgo, Melegari non poteva non essere dispiaciuto di dover comunicare a Roma che nei circoli ufficiali zaristi «prevalgono le tendenze favorevoli ad un riavvicinamento con Berlino e Vienna, soprattutto a causa della grave situazione politica interna della Russia, poiché… le potenze centrali vi vedono il principale baluardo di cui ancora dispone l’Europa conservatrice contro la diffusione delle idee di avanguardia». E quindi, riteneva Melegari, sarebbe stato vano farsi delle illusioni e pensare che la Russia si opponesse all’Austria-Ungheria nei Balcani (32)” (pag 150) [(28) Perfino i rappresentanti dell’ala anarco-sindacalista di sinistra del partito socialista, con a capo Arturo Labriola, avevano una posizione filogiapponese. Senza capire che la guerra presentava un carattere imperialistico da entrambe le parti, avendo dimenticato le caratteristiche feudali-assolutistiche del regime esistente in Giappone, essi vedevano in quest’ultimo «una giovane civiltà industriale», che si contrapponeva «all’autocrazia e agli altri residui medievali in Europa» e «benedicevano la guerra» nella misura in cui questa avrebbe portato «al crollo dello zarismo» e avrebbe scatenato la rivoluzione. «Avanguardia socialista», 14 gennaio 1905; «Propaganda», 28-29 gennaio 1905, ecc.; (29) Fondo Cancelleria, 1904, op. 407, d. 109, II, 111-112; (30) Ibidem. Fondo Cancelleria, 1905, op. 470, d. 105, I, 163; (31) Ibidem, I. 138-139; (32) Ministero degli Affari Esteri, Archivio Diplomatico, Posizione 66, Russia, Serie P., N. 2989 (*)] [Lina Misiano, I rapporti italo-russi all’inizio del XX secolo. La prima rivoluzione russa e la società italiana. Premessa di Paolo Alatri, (in) Rassegna Sovietica, Rivista bimestrale di cultura, edita dall’Associazione italiana per i rapporti culturali con l’Unione Sovietica, Roma, n. 2 aprile-giugno 1971, pag 125-172]