“A quanto pare, per il cristiano ci son due sole possibilità: o il rifugio sicuro, per il momento ancora esistente, nel valore universale del cattolicesimo, nel grembo veramente materno della Chiesa, o il coraggio di accettare con un protestantesimo assoluto l’orrore del Dio astratto; là dove questa decisione non viene presa grava l’angoscia del futuro. E infatti in tutti i paesi dell’indecisione quest’angoscia serpeggia continua e sussiste allo stato latente, magari espressa soltanto nell’orrore per l’ebreo, l’ebreo di cui lo spirito e la condotta vengono, se non riconosciuti, tuttavia sentiti come l’odiosa immagine del futuro. Nell’idea di un ‘organon’ protestante dei valori c’è senza dubbio il desiderio nostalgico di una riunificazione di tutta la cristianità, quella riunificazione cui aspirava anche Leibniz: che a ciò fosse spinto quegli che abbracciava tutti i valori del suo tempo, ci pare quasi una necessità; ma così pure che quello stesso, che ha precorso i secoli e previsto la ‘lingua universalis’ della logica, in quell’ultima unificazione dovesse anche concepire l’astrattezza di una ‘religio universalis’, di cui forse lui solo, il mistico più profondo del protestantesimo, era in grado di sopportare il gelo. Ma la linea di sviluppo del protestantesimo esigeva anzitutto un totale stritolamento; non la filosofia di Leibniz divenne teologia protestante, ma quella di Kant, ed è significativo che Leibniz sia stato riscoperto da teologi cattolici. Le molteplici sette che con il passar del tempo si staccarono dal protestantesimo e che esso sopportò con l’apparente tolleranza propria di ogni movimento rivoluzionario, si muovono nella stessa direzione, sono il calco, l’immiserimento, l’appiattimento della vecchia idea di un ‘organon’ protestante dei valori e hanno un orientamento «controriformistico»: per non parlare delle grottesche sette americane, l’Esercito della Salvezza, ad esempio, presenta non soltanto un apparato militare analogo a quello gesuitico della controriforma, ma anche la nettissima tendenza all’accentramento dei valori, alla riunione di tutte le sfere del valore; e così ogni arte popolare, giù giù fino alla canzonetta che si canta per le strade, deve esser ricondotta al sentimento religioso e inserita nel programma degli «ausiliari dell’estasi». Sforzo patetico e inadeguato!” (pag 549-550) [Hermann Broch, I sonnambuli. Trilogia. Il primo romanzo 1888: Pasenow o il romanticismo; Il secondo romanzo 1903: Esch o l’anarchia; Il terzo romanzo 1918: Huguenau o il realismo’, Einaudi, Torino, 1962]