“Il giorno dell’invasione fu deciso in base alla marea, al piano d’attacco e alle difese tedesche. Ogni giorno durante tutta la primavera, apparecchi da ricognizione avevano fotografato la costa francese. Si erano visti così soldati germanici e civili francesi lavorare senza posa alla costruzione di nuove postazioni d’artiglieria e alla sistemazione di ostacoli sulle spiagge: pali e cunei di legno, aculei e sbarramenti di ferro, per la maggior parte minati. Nelle intenzioni germaniche, quegli ostacoli erano destinati ad offrire la scelta fra due mali: se lo sbarco avesse avuto luogo con l’alta marea, una larga percentuale dei mezzi avrebbe urtato contro gli ostacoli, invisibili perché sommersi, e sarebbe stata messa fuori combattimento; se invece lo si fosse effettuato con la bassa marea, le truppe avrebbero dovuto attraversare una spiaggia scoperta sotto il fuoco tedesco, e in Normandia la costa digrada lentamente, così che in molti punti la bassa marea lascia scoperta una fascia di tre, quattrocento metri. Eisenhower e Montgomery scelsero il secondo rischio. Per ridurlo al minimo fu deciso di sbarcare carri armati davanti alla fanteria e di bombardare violentemente le difese prima dello sbarco che sarebbe cominciato subito dopo la bassa marea. L’immediata distruzione degli ostacoli avrebbe poi permesso di proseguire le operazioni anche con l’alta marea. La marina voleva che i mezzi da sbarco si avvicinassero alla costa di notte, ma le forze dell’aria avevano bisogno di almeno un’ora di luce per bombardare le difese costiere. In base a queste considerazioni l’inizio delle operazioni fu fissato a un’ora dopo l’alba e la data dello sbarco fu stabilita cercando il giorno in cui quell’ora si accordasse con la marea. In Normandia, la bassa marea e l’ora prescelta coincidevano al 6 giugno, ma anche il 5 e il 7 potevano essere buoni, perché la differenza era minima. Dopo quella data, sarebbero dovuti passare altri quattordici giorni perché si avesse la medesima combinazione; si sarebbe così arrivati al 20 giugno, ma allora non ci sarebbe stata la luna e una notte di luna era invece l’ideale per l’atterraggio dei paracadutisti e degli alianti. Inoltre, il 20 giugno sarebbe stato davvero troppo lontano dalla data promessa a Stalin. Così, il giorno D fu fissato al 6 o al 7 in caso di cattivo tempo. L’ora H, cioè il momento dello sbarco, fu fissata alle 6.30 per la zona occidentale dove la marea avanzava prima, e alle 7.30 per la zona orientale (1). I tedeschi sapevano naturalmente che si stava preparando l’invasione. A quell’epoca l’unico fronte terrestre fra gli alleati e i tedeschi era l’Italia, dove gli alleati non trovavano spazio sufficiente per il dispegamento totale delle porprie forze, e l’invasione dall’Europa nord occidentale era il solo mezzo per attaccare seriamente la Germania” (pag 14-16) [(1) Giorno D e ora H sono espressioni entrate nell’uso comune del linguaggio militare. Pe la maggior parte delle operazioni furono necessarie azioni preparatorie effettuate a determinati intervalli di tempo, progettate e discusse prima che fosse stabilita la data dell’operazione stessa. Di qui la necessità di riferirsi al giorno dell’operazione con l’espressione giorno D; in conseguenza le azioni preparatorie erano chiamate D 1, D 2, eccetera. Giorno D venne poi riferito in particolare alla data dello sbarco in Francia perché questa fu la più importante fra le operazioni definite con quell’espressione e perché per la popolazione quel giorno era diventato il giorno D per antonomasia] [David Howarth, ‘Il giorno dell’invasione’, Longanesi, Milano, 1975]
Normandia 1944. Il giorno D dell’invasione
- Autore dell'articolo:Gianfranco Bozzano
- Articolo pubblicato:10 Apr 2024
- Categoria dell'articolo:ISC NEWS