Libri e testimonianze della Resistenza nel Bellunese

‘La Resistenza in tale zona non ebbe dunque il carattere di “guerra civile” come altrove, le formazioni partigiane si trovarono a combattere unicamente contro il tedesco invasore e non con altri italiani. E mentre nelle altre zone d’Italia i partigiani catturati venivano fucilati, perché si applicano le norme italiane sull’esecuzione della pena capitale (anche se poi i cadaveri venivano esposti nelle piazze, come a piazzale Loreto di Milano), nella zona anche formalmente “occupata” vigeva la barbara legge nazista dell’impiccagione. Quattro partigiani furono impiccati a Belluno, nella piazza centrale che poi venne chiamata “Piazza dei Martiri”, il 17 marzo 1945, fra cui un siciliano, Salvatore Cacciatore di Agrigento, sottotenente del regio esercito classe 1920, divenuto capo di una brigata garibaldina che recava il nome di uno dei liberatori della Sicilia dal dominio borbonico, Nino Bixio. (…) Il 17 marzo del 1993 a Belluno si è commemorato questo atroce e glorioso episodio della Resistenza e una commossa e particolareggiata rievocazione è stata fatta dallo storico Giuliano Procacci (…) mentre venivano ricordati tutti i meridionali che avevano partecipato alla Resistenza nel bellunese e commemorati quelli fra di essi che erano caduti. Altre impiccagioni di partigiani avvennero nel territorio bellunese oltre a quelle del 17 marzo 1945. Dieci impiccagioni erano state fatte in un bosco sette giorni prima di quelle esecuzioni capitali cui gli invasori avevano voluto dare particolare rilievo. (…) Di tre impiccagioni avvenute a Feltre vi è la commossa rievocazione in un romanzo recente (Vito Nicosia, ‘Il bottino di guerra’, Roma, Serarcangeli, 1992, pp. 167, L. 24.000), che in questa e in altre pagine riesce a far rivivere il pathos drammatico di quel periodo terribile e glorioso. Non pochi sono i saggi documentati, le ricerche storiche, i libri a carattere diaristico o memorialistico, mattoni su cui va costruita nella sua globalità e unitarietà la storia della Resistenza. Per quanto concerne la Resistenza nel bellunese si possono citare le testimonianze raccolte e pubblicate dal suddetto Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea (in particolare gli Atti di un Convegno svoltosi nel 1985) e il libro ‘Cammina frut’ di Americo Clocchiatti, noto personaggio perseguitato dal fascismo e poi capo partigiano. (La casa editrice Vangelista di Milano aggiunse questo libro nel 1973 a una nutrita collana tutta dedicata alla Resistenza). Ma quanto vi fu di epos e di dramma può ben essere trasmesso attraverso la narrativa. Ed è questa la funzione di libri come ‘I ventitré giorni di Alba’ di Beppe Fenoglio, ‘Il sentiero dei nidi di ragno’ di Italo Calvino, ‘L’Agnese va a morire’ di Renata Viganò, per citare i primi titoli che si riaffacciano alla memoria. (…)” (pag138-139) [Luigi Grande, ‘Testimonianze di Resistenza bellunese’, (Libri e problemi), Il Ponte, Firenze, n. 4, aprile 1994]