Analisi di una disfatta: Midway, il ruolo dell’intelligence e la dispersione delle forze navali del Giappone

‘L’illustre storico navale americano, il professor Samuel E. Morison, definisce la vittoria delle forze statunitensi a Midway come “una vittoria dell’intelligence”. L’autore concorda pienamente con questo giudizio, poiché è al di là di ogni dubbio che la scoperta anticipata del piano di attacco giapponese sia stata la principale, unica e immediata causa della sconfitta del Giappone. Dal punto di vista giapponese, questo successo dell’intelligence nemica si traduce in un fallimento da parte nostra, nell’incapacità di prendere adeguate precauzioni per salvaguardare la segretezza dei nostri piani. Se il segreto della nostra intenzione di invadere Midway fosse stato nascosto con la stessa scrupolosità dell’attacco a Pearl Harbor, l’esito di questa battaglia avrebbe potuto essere diverso. Ma è stata una vittoria dell’intelligence americana in un senso molto più ampio di questo. Altrettanto importante quanto i risultati positivi dell’intelligence nemica in questa occasione fu il funzionamento negativo e inefficace dell’intelligence giapponese. Ciò fu eloquentemente illustrato dalla persistente stima errata dello Stato Maggiore della Marina, mantenuta fino alla vigilia della battaglia e comunicata alle forze giapponesi in avanzamento, secondo cui una task force americana stava operando nell’area delle Salomone, suggerendo fortemente che il nemico non aveva alcun sospetto dell’imminente attacco giapponese a Midway. Né l’intelligence della flotta combinata era molto migliore. Infatti, nonostante l’insolita attività nemica notata nell’area delle Hawaii intorno al 30 maggio – 1° giugno, la Flotta Combinata non la considerò un segno abbastanza serio di contro-preparativi nemici da giustificare l’allarme della Forza navale di Nagumo. Un’altra causa fondamentale della sconfitta delle Midway fu l’errata pianificazione di base dell’operazione. L’errore più evidente ed evidente a questo riguardo fu il modo in cui furono disposte le varie forze navali. Qui i piani si abbandonarono a uno dei loro stratagemmi preferiti, e in questo caso fatali: la dispersione. Invece di ammassare quella che avrebbe potuto facilmente essere la più formidabile task force navale mai vista, la Flotta Combinata scelse di disperdere le sue forze, riducendole così a una relativa debolezza. Strategicamente, il braccio aleutino di questa dispersione non era importante poiché mirava solo a distruggere le installazioni statunitensi, occupando per un breve periodo e poi abbandonando queste isole settentrionali. Tatticamente, l’obiettivo delle Forze del Nord era quello di effettuare una deviazione verso l’attacco principale a Midway, ma sacrificare il sicuro vantaggio di una forza concentrata per il dubbio vantaggio di una deviazione che avrebbe potuto – ma in realtà non ha funzionato – era ingiustificabile, fuori da ogni discussione. Ma la dispersione non si limitò semplicemente alla principale separazione di forze tra le Aleutine e le Midway; c’è stata un’ulteriore dispersione di forze all’interno di ciascuno di questi due settori’ [Mitsuo Fuchida Masatake Okumiya, ‘Midway. The Battle That Doomed Japan. The Japanese Navy’s Story’, Naval Institute Press, Annapolis, Maryland, 1979]