“Già in passato Buenos Aires si era trovata isolata nel quadro delle relazioni interamericane organizzato ed egemonizzato da Washington; in contrasto – quindi – con una politica statunitense che gli stessi Canadesi, negli anni precedenti la guerra, avevano considerato spesso con riserve; estranei come essi si sentivano, del resto, rispetto agli interessi “americani” e più vicini, invece, a quelli del Commonwealth. Ora, però, nella luce nuova in cui lo poneva il conflitto mondiale, l’atteggiamento dell’Argentina pareva favorisse il nemico contro il quale il Canada aveva cominciato a combattere prima ancora che gli Stati Uniti stessi scendessero in guerra; e appariva pericoloso, dunque, (quell’atteggiamento) nel contesto generale del conflitto in corso, e non in quello particolare (e per i Canadesi in qualche misura ancora poco interessante) degli affari “americani”. In definitiva, la posizione che l’Argentina assumeva non appariva ai Canadesi come una vera e propria neutralità; il suo era un atteggiamento molto diverso rispetto a quello dei paesi che, in Europa, si erano pure mantenuti estranei al conflitto. Questi, infatti, data la posizione geografica, restavano esposti al rischio di una invasione militare di parte delle forze dell’Asse, se avessero scelto di schierarsi nel campo degli Alleati. Un rischio – si pensava ad Ottawa – che il paese sud americano non correva. La “neutralità” dell’Argentina, che i Canadesi combattevano (aderivano, ad esempio, alle misure prese contro di essa dagli Stati Uniti; in pratica un vero e proprio boicottaggio economico, ma non soltanto economico), inoltre poneva problemi collegati alla posizione particolare che essi avevano tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Soprattutto, i problemi nascevano di fronte all’atteggiamento che Londra assumeva nella questione. Tra gli Alleati, doveva essere essa, che con l’Argentina aveva legami di gran lunga più stretti di quanti non ne avesse con altri paesi dell’America Latina, ad assumersi il compito di premere perché questa abbandonasse la sua “neutralità” e si schierasse invece con il fronte favorevole agli Alleati formato dai paesi dell'”emisfero”. Ma Londra sembrava, e in qualche modo era, restia a svolgere tale compito, mentre da Buenos Aires si affermava che, in fondo, la neutralità che si perseguiva non dispiaceva poi tanto ai Britannici. Nel gioco dei legami economici esistenti, e rispetto agli interessi di certi ambienti della finanza e del commercio britannico, l’affermazione degli Argentini era in qualche modo vera. Da principio, il Governo di Londra soltanto in via confidenziale aveva obbiettato contro la “neutralità”. Condizionata da esigenze economiche, bisognosa di mercati che le si proponessero favorevoli (il mercato della carne, ad esempio, al quale si approvvigionava), la Gran Bretagna non prendeva atteggiamenti di dura condanna, né contestava apertamente quanto da Buenos Aires si affermava, anche quando la “neutralità” significava un vantaggio notevole e indubbio per le potenze dell’Asse; e in non pochi casi resisteva alle pressioni che Washington le faceva perché adottasse invece un atteggiamento più fermo” (pag 450-452) [Fabrizio Ghilardi, ‘L’Argentina e la tutela degli interessi italiani in Canada durante la Seconda guerra mondiale. Estratto da volume: ‘Diplomazia e storia delle relazioni internazionali, Studi in onore di Enrico Serra’, a cura di Alessandro Migliazza e Enrico Decleva’, Giuffré editore, Milano, 1991]
La difficile ‘neutralità’ dell’Argentina durante la Seconda guerra mondiale
- Autore dell'articolo:Gianfranco Bozzano
- Articolo pubblicato:20 Mag 2025
- Categoria dell'articolo:ISC NEWS